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Full text of "Bollettino dei Musei di zoologia ed anatomia comparata della R. Università di Torino"

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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


Vol. XXXIV - 1019 


N. 731 


Vol. XXXV - 1920 
N. 732-736 


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TORINO 
MUSEI DI ZOOLOGIA ED ANATOMIA COMPARATA 


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N. 731. 


N. 732. 
» 733. 
>» 734. 
» 735. 
» 736. 


Indice dei volumi XXXIV e XXXV 


Vol. XXXIV. 


Rosa D. — Annotazioni alla « Ologenesi ». 
I. La selezione fra specie affini e la Biogeografia. 


Vol. XXXV. 


Baldasseroni V. — Appunti su alcuni lumbricidi italiani. 
Griffini A. — Nota sull’ « Homoderus gladiator» lakowol. 
Colosi G. — I Potamonidi del R. Museo di Torino. 

Festa E. — Il Nyctinomus taeniotis (Raf.) in Piemonte. 


Borelli A. --. Di alcuni Dermatteri raccolti in Malesia dal prof. 
C. F. Baker. 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


Numero 731 — Volume XXXIV 


DANIELE ROSA 


ANNOTAZIONI ALLA “ OLOGENESI ” 


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La selezione fra specie affini e la Biogeografia. 


Il Prof. A. Grirrmi appena letta la mia « Ologenesi >» (1) mi 
comunicò un’obbiezione che realmente io ho avuto il torto di non 
prevenire. Subito gli risposi esponendogli in qual modo essa potesse 
essere sormontata ed egli si dichiarò interamente soddisfatto. Poichè 
la stessa obbiezione si può affacciare alla mente di altri, credo bene 
pubblicare qui obbiezione e risposta. 

Ora ecco la questione : 

È ben noto che uno stesso genere è soventi rappresentato in 
regioni fra loro distanti, ma per solito si osserva che esso è rappre- 
sentato in certe regioni da certe specie ed in altre regioni da certe 
altre. 

Supponiamo, per semplificare, un genere il quale sia rappresen- 
tato in America da una specie 5 ed in Europa da una specie C e 
che le due specie siano il più possibile affini fra loro. 

Secondo l’Ologenesi queste due specie in tal grado affini sareb- 
bero due specie-sorelle nate, di regola, tanto in America che in 
Europa, dallo sdoppiamento di una comune specie-madre A la quale 


(1) “ Ologenesi ,, Nuova teoria dell'evoluzione e della distribuzione geografica 
dei viventi, Firenze, 1918, edit. Bemporad (pag. x1-305). 


— 2 — 


doveva primitivamente vivere in entrambe le regioni, ma per la di- 
versità degli ambienti, la selezione naturale avrebbe agito diversa- 
mente nelle due regioni, conservando in America la serie filetica che 
ha condotto alla specie 5 ed in Europa quella che ha condotto alla 
specie C. 

Ora mi faceva osservare il Griffini che le differenze fra due 
specie affini spesso non sono tali da giustificare questa diversa scelta, 
che dunque l’ambiente che è adatto per l’una delle specie potrebbe 
facilmente essere adatto anche per l’altra, cosicchè in tali casi non 
rimarrebbe spiegato il fatto che le specie dalle quali il genere è rap- 
presentato in Europa non siano quelle stesse dalle quali esso è rap- 
presentato in America. 

Risposi richiamandomi anzitutto ad alcune linee da me scritte già 
nel 1899 (1): « Certo le differenze fra le varie specie non ci son note 
che in parte; malgrado ciò ogni naturalista è convinto che due specie 
non sono distinte l'una dall'altra solo pei loro caratteri diagnostici... » 
(L:cMpait07): 

Noi distinguiamo facilmente l’un dall’altro due vini di cui l’uno 
sia bianco e l’altro rosso, ma la diversa composizione intima di essi 
si manifesta anche in caratteri non percepibili dall’occhio, p. es., nel 
sapore, ed è appunto il sapore quello che sopratutto determina la 
nostra predilezione per l’uno anzichè per l’altro. 


Allo stesso modo l’intima differenza fra due specie non si ma- 


nifesta solo nei caratteri visibili (che chiamiamo « morfologici » 
anche se si riferiscano solo alla colorazione); essa si manifesta anche 
in altri caratteri, sopratutto fisiologici, ed è proprio su questi ultimi 
che opera il più spesso la selezione naturale. 

Due specie vicinissime di uccelli differiscono, all'occhio, solo per 
qualche particolarità di colorazione cui, nei aromi della lotta per 
la vita, non si può ‘ragionevolmente ima alcuna importanza. Ma 
ogni cacciatore sa che due specie, sia pure affinissime, differiscono 
spesso fra loro anche per la voce, per i costumi, pel modo di nidifi- 
«care, per la prolificità, per la resistenza al freddo, insomma per molti 
altri caratteri su parecchi dei quali la selezione naturale ha molto 
migliore appiglio. 

Per ciò che riguarda le piante, tali differenze fisiologiche fra 
specie affinissime sono ben note a tutti. Esse ci sono per solito già 
rivelate dal diverso ambiente che esse prediligono, monte o piano, 


(1) Rosa, La riduzione progressiva della variabilità, Torino, edit. Clausen, 1899. 


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siti ombrosi o soleggiati, ambienti aridi od umidi, terreni argillosi o 
calcarei, ecc., ecc., come pure esse ci risultano dalla diversa epoca 
di fioritura, dalla diversa resistenza a certi parassiti (cfr. viti e fillos- 
sera) e così via dicendo. 

E qui giova anche non dimenticare che per solito le differenze 
morfologiche che servono ai sistematici per caratterizzare le varie 
specie sono solo quelle dell'adulto, mentre moltissime differenze mor- 
fologiche e fisiologiche (che possono avere grande valore per la sele- 
zione naturale) riguardano invece i varî stadî dello sviluppo, il che 
è sopratutto vero per gli insetti e in generale per gli animali con 
metamorfosi. 

Ora le accennate differenze sono spesso tali da far sì che di due 
specie affini l’una sia adatta ad una regione e l’altra ad un’altra re- 
gione, mentre spesso di questa diversa distribuzione i caratteri diagno- 
stici non ci darebbero una spiegazione soddisfacente. 

Certo che viene spontaneo l’osservare che le precedenti consi- 
derazioni ci rendono piuttosto ragione della diversa distribuzione delle 
specie secondo gli ambienti che non della diversa distribuzione di esse 
secondo le regioni e che i medesimi ambienti si possono ripresentare 
in regioni diverse. 

Ma qui bisogna anche tener presenti due fatti. 

Il primo fatto è questo che « solo nelle regioni in cui erano lar- 
gamente rappresentati e lungamente persistenti gli ambienti che le 
offrivano le necessarie condizioni di vita poteva una specie conser- 
vare una massa di individui tale da non essere facilmente esposta a 
soccombere, malgrado il suo adattamento, alle così molteplici cause 


| d’estinzione » (Ologenesi, cap. VIII, p. 247). 


L’ambiente favorevole ad una determinata specie deve dunque 
essere stato in una regione largamente rappresentato ed aver lun- 
gamente (ed ixzzferrottamente) persistito. Vediamo, p. es., che in 
più parti d’Italia gli Az/anthus e gli Eucalyptus (importati) prospe- 
rano in aperta campagna. Ora la paleontologia c’insegna che in epoche 
anteriori esistettero già in Europa Az/anthus ed Eucalyptus, che 
dunque per essi le condizioni favorevoli d'ambiente sono state da noi 
solo interrotte, mentre le condizioni presenti non ci spiegherebbero 
perchè tali piante non siano ora indigene. 

Il secondo fatto (al quale pure ho già accennato nella medesima 
pagina della mia « Ologenesi ») è questo che se la selezione natu- 
rale ha spesso in diverse regioni un diverso risultato ciò non si deve 
solo al diverso ambiente inorganico ma anche, e sopratutto, al diverso 
ambiente organico. 


generale il nutrimento), ecc., ecc. Le reciproche interferenze 
piante e piante, fra animali ed animali, fra animali e piante 
complicatissime e molto facilmente determinano condizioni tali cui 
due specie affini possa in una regione essere adatta l’una e non l’altra 
sempre rimanendo fermo che tal diverso comportamento più che 


che quasi sempre sono ad esse concomitanti. Si pensi, p. es., 
spesso di due specie vicine l'una è attaccata da un dato parass 
l’altra no, per cui la presenza di quel parassita in una regione e 
in un Lia basta per determinare nelle due regioni una diversa 
zione fra quelle due specie. | 

Altro non aggiungo: chi ha la coltura necessaria per com 
dere l'importanza dell’obbiezione dalla quale sono partito è na 
mente in grado di sviluppare da sè stesso questa mia risposta. 5 


Modena, 4 Marzo 1919. 


Pubblicato il 31 marzo 1919. 


Prof. Tommaso SaLvanori, Direttore responsabile. 


Tip. Vincenzo Bona - Torino - Via Ospedale, 3 (80382). 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed A iitonia comparata 


della R. Università di Torino 


=== Numero 732 — Volume XXX V Froaai 


VINCENZO BALDASSERONI 


APPUNTI SU ALGUNI LUMBRICIDI ITALIANI 


Alla collezione di Oligocheti del Museo di Storia Naturale di Fi- 
renze, già da me illustrata in precedenti lavori, sì è in questi ultimi 
anni, per opera mia e di altri, aggiunto nuovo materiale, del quale io 


. credo opportuno dar notizia in questa nota per portare qualche contri- 


buto, oltre che allo studio morfologico dei Lumbricidi, alla conoscenza 
della lumbricofauna italica. i 

A tutti coloro che mi aiutarono a riunire questo materiale, donan- 
domi lombrichi raccolti in varie regioni d’Italia, mando i miei più vivi 
ringraziamenti, ma qui voglio in special modo ricordare un mio collega 
e compagno d’armi, dal quale ebbi lombrichi raccolti nelle trincee del 
Col Rosson, il Ten. Dott. G. B. De Gasperi, bella tempra di studioso, 
splendida figura di combattente, caduto a Monte Maronia il 15 maggio 
1916, alla cui memoria invio con profondo affetto un riverente saluto. 

Nel materiale esaminato ho identificato 16 specie delle quali una 
rappresentata da una varietà nuova per la scienza. Ne dò qui l’elenco, 


rimandando per più estese notizie sulla loro distribuzione geografica in 


Italia al pregevole ed accurato « Catalogo sinonimico degli Oligocheti 
d’Italia » del Chinaglia (2). 


Lumbricidae. 
IgIo. — Fam. Lumbricidue. Michaelsen 10, pag. 3 e segg. 


Helodrilus (Eisenielia) tetraedrus (Sav.) typicus. 


1910. — Helodrilus (Eiseniella) tetraedrus f. typica Michael- 


sen IO, pag. II. 
Loc. : Padova, Castelfranco Emilia, 


Nell’esemplare di Padova, che è adulto con clitello ben sviluppato, 
sono evidenti papille intorno alle setole ventrali nei segmenti 18, 19, 


0; l'esemplare di Castelfranco Emilia è 
con tubercula pubertatis già visibili ai segmenti 25, 26, 27. 


Helodrilus (Eisenia) foetidus (Sav.). 


1910. — Helodrilus (Fisenia) foetidus. Michaelsen 10, pag. 16. 
Loc.: Trieste, Colli Euganei, Montozzi, Lippiano (Arezzo), Scafati. 
Tra gli esemplari raccolti a Lippiano ve ne sono due adulti, nei 


quali i segmenti 9, 10 ed 11 sono molto rigonfi e di color biancastro. 


sicchè si ha, come già notò il Rosa (11), l'apparenza di un secondo 
clitello. 


Helodrilus (Eisenia) roseus (Sav.). 


1910. — Helodrilus (Eisenia) roseus. Michaelsen 10, pag. 14. 

Loc.: Trieste, Lippiano (Arezzo), Pescara, Scafati. 

Tre esemplari adulti, nei quali sono ben evidenti nel 12° ssi 
papille biancastre assai rilevate intorno alle setole dorsali ed alle ven- 
trali, in uno di essi inoltre sono impiantate su di una larga papilla 
anche le setole ventrali del lato sinistro nel 10° segmento. 


Helodriius (Eisenia) speiaeus (Rosa). 


1901. — Allolobophora spelaea. Rosa 13, pag. 36. 

Loc.: Cogolo della guerra (Lumignano, prov. Vicenza). 

Due esemplari adulti, i quali, come alcuni studiati dal’Cognetti (5) 
hanno nella regione media del corpo una colorazione (in alcool) grigio 
violacea, clitello poco rigonfio e biancastro: in uno di essi le aperture 
maschili si aprono al 15° segmento su intumescenze estese al 16° 
segmento, 


Helodrilus (Allolobophora) smaragdinus (Rosa). 


10900. — Helodrilus (Allolobophora) smaragdinus. Michaelsen 9, 
pag. 462. 
Loc.: Monfalcone. 


lo stesso raccolsi nell’ottobre 1916 a quota 144 di Monfalcone 
nello scavare trincee alcuni esemplari di questa bella specie, il cui ha- 


bitat italiano sinora conosciuto è limitato al Veneto (Chinaglia 2). 


Helodrilus (Allolobophora) caliginosus (Sav.) 
f. trapezolides (Ant. Dug.). 


iI0I0. — Helodrilus (Allobophora) caliginosus f. typica e f. Fa 
pezoîdes. Michaelsen 10, pag. 55. 


un giovine senza clitello, ma 


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Loc. : Trieste, Padova, Isola dell’Elba, Campobasso, Lucera, Pe- 
scara, Scafati. È 

In molti esemplari di Trieste il clitello è esteso sui segmenti 26 e 
34, i tubercula pubertatis sui segmenti 31, 32, 33. 

Di questa specie ho avuto anche esemplari provenienti dall’Isola 
di Capraia, che mi furono inviati in esame dal Dott. Razzauti; dall’Elba 
l'aveva già avuta il Cognetti (6). 


Helodrilus (Allolobophora) chloroticus (Sav.). 


1900. — Helodrilus (Allolobophora) chloroticus. Michaelsen 9.” 
pag. 486. NC i 

Loc.: Trieste, Colli Euganei, S. Miniato (Empoli), Lucera. 

In due esemplari di Lucera il clitello si estende sui segmenti 
28 e 36 con tubercula pubertatis in posizione normale ai seg- 


menti 3I, 33, 35. 


Helodrilus (Eophila) lomiaz argani (Cognetti). 


1903. — Helodrilus (Eophila) januae-argenti. Cognetti 4. 

Loc->*Lucera: 

Questa specie descritta (4) dal Cognetti su di un esemplare adulto ‘ 
del Monte Gennargentu (Sardegna) e poi da lui ritrovata nel materiale 
raccolto nell’isola S. Domino delle Tremiti (8), non era stata sinora 
notificata per la penisola. Io ne ho avute un discreto numero di esem- 
plari in parte adulti ed in parte con clitello non ancora sviluppato. 
Tra gli adulti ve ne sono alcuni di dimensioni per questa specie no- 
tevoli, lunghi 100-110 mm. con un diametro di 5-6 mm. e 200-250 


| segmenti. Il clitello generalmente comprende i segmenti 24-36, ma può 


estendersi anteriormente (cfr. Cognetti, 8) sul 23° segmento e poste- 
riormente nel 37° segmento : i tubercula pubertatis occupanti normal- 
mente i segmenti 25-33 possono estendersi fino al 35° segmento ed 
in questa posizione sono già evidenti anche in esemplari privi di cli- 
tello. : 
Sono sempre presenti e ben visibili le papille delle setole ventrali 
ai segmenti 12, 13, 14; è abbastanza costante il paio di papille delle 
setole al 39° segmento, che peraltro può esser spostato al 40° segmento 
o coesistere con un secondo paio di identiche papille al 40° segmento. 
Per questo e per la non rara mancanza o di una papilla dell’unico paio 
(sia questo al 39°, sia al 40° segmento) o di una papilla in uno o in 
tutte e due le paia ho potuto riscontrare svariate disposizioni: assai 
frequente infine è la presenza di piccole papille intorno alle setole ven- 
trali nei segmenti 32 e 33. Tutte queste papille sono visibili anche in 


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esemplari, nei quali non è riconoscibile ancora il clitello; tutti i miei 


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esemplari poi presentano ben evidente intorno alle aperture sessuali un. | 
atrio non troppo rigonfio della caratteristica forma segnalata in quest 
specie. 

Circa i caratteri interni debbo rilevare che è frequente la presenza 
di un paio di spermateche, le quali si aprono all’intersegmento 17/18 ; così 
in alcuni esemplari di Lucera come in uno di San Domino delle Tre- 
miti, che io ho esaminato per la squisita gentilezza del prof. Cognetti 
De Martiis, si hanno 5 paia di spermateche aprentisi agli intersegnii 
menti 13,44 - 17/18, 

Inoltre con accurate e numerose osservazioni ho potuto! constatare , 
che questa specie non ha sette, ma soltanto sei paia di cuori nei. 
segmenti ‘6-11. Nel dodicesimo segmento hanno origine dal vaso dorsale 
due grossi vasi non moniliformi, che discendono verso la parte ventrale, 
ma essi non si connettono col vaso ventrale, non sono cuori, sono i vasi 
intestino-tegumentari, che con decorso normale risalgono verso l’estre- 
mità anteriore, passando internamente all’ultimo paio di cuori nell’un-. 
dicesimo segmento. 

In tre esemplari della Sardegna nel I9TO il Michaelsen (10, pag. 66) 
descrisse una nuova specie 1’ Helodrilus (Eophila) sardus molto simile 
all’Helodrilus januue-argenti e provvista di sette paia di cuori. Tra- 
|. scurando questo carattere, che, dopo le mie. osservazioni surriferite, 
attende conferma non solo per PH. sardus, ma anche per le altre. 
specie nelle quali venne indicato, è certo che, essendosi da me consta- 
tata in esemplari indubbiamente riferibili all’H. januae-argenti la pre- 
senza di 5 paia di spermateche, l’estensione del clitello fino al 37° seg- 
mento e dei fubercula pubertatis fino al 35° segmento, i caratteri dif- 


ferenziali tra le due specie appaiono ancora di minor valore. Con. 


molta probabilità nuove ricerche comparative, su più numeroso mate- 
riale, potranno dunque dimostrare che 1’ Helodrilus sardus non può | 
mantenersi come specie distinta, ma deve esser. passata in sinonimia 
con l’Helodrilus januae-argenti. NI) 


Helodrilus (Bimastus) eiseni (Levinsen). 


1908: — Helodrilus (Bimastus) eiseniî. Michaelsen 0, pag. 503. 

Loc.: Grotta di Parignana (Monti Pisani). 

Un Luo esemplare adulto raccolto dal dottor Razzauti « nel guano 
depositato sul fondo della grotta ». 


Helodrilus (Bimastus) constrictus (Rosa). 


CERI IRADRA, (BaWaGal148) Loro IRtordoe Michaelsen Cr 
pag. 503. Di 
Loc.: Santa Caterina (Bormio), Colli Euganei, Grotta di Pari- 
gnana (Monti Pisani), 


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Nell’esemplare dei Colli Euganei, nel quale il primo poro dorsale 
sì apre nell’intersegmento 4/5, sono evidenti i tubercula pubertatis 
sul 20 segmento. La presenza di tubercula pubertatis'in questa specie, 
che di norma ne manca, non è un fatto nuovo ed io stesso (1) l'ho se- 
gnalata in alcuni esemplari del Monte Sirino. 


Octolasium lacteum (Oerley). 


1900. — Octolasium lacteum. Michaelsen 9, pag. 506. 
Loc.: Trieste. I 
Un solo esemplare. 


Cctolasium transpadanum (Rosa). 


1900. — Octolasium transpadanum. Michaelsen 9, pag. 507. 

Loc.: Pescara. 

Due esemplari adulti. In essi, e ritengo opportuno notarlo a con- 
ferma della già segnalata variabilità di posizione del primo poro dorsale 
in questa specie, il primo poro dorsale si apre all’intersegmento 9/10. 


Octolasium mima (Rosa) var. vallorum n. var. 


Loc.: Quota 1807 di Monte Palo (Altipiano dei Sette Comuni). 

Il 2 Settembre 1916, scavando trincee in un bosco di larici, a 
Quota 1807 di Monte Palo raccolsi tre esemplari di Uctolasium mima, 
due adulti ed un giovane, i quali, per alcuni caratteri debbono con- 
siderarsi appartenenti ad una nuova varietà di tale specie. Essi in- 


| fatti differiscono dall’Oct. mima f. typica Rosa (12) e dalle due varietà 
descritte dal Michaelsen (10, pag. 71-73) per l’estensione del clitello e 


per il numero delle spermateche, : 

In uno degli esemplari adulti lungo mm. 180, con un diametro 
di mm. 14 nella sezione preclitelliana, con 220 segmenti, il clitello si 
estende sui segmenti 30-39 ed i tubercula pubertatis pure si trovano 


sui segmenti 30-39, le spermateche sono in cinque paia nei segmenti 


6-10 con aperture agli intersegmenti 5/10-19/11 all’altezza delle setole c, 
peraltro a sinistra nei segmenti 6, 7, 8 ed a destra nel segmento 0g, 


. oltre la spermateca normale esiste un’altra spermateca, un po’ più pic- 


cola anch’essa aprentesi all’intersegmento posteriore, ma in direzione 


della setola d. 


Nell’altro esemplare adulto (incompleto, mancante del terzo poste-. 


‘riore del corpo), i tubercula pubertatis ed il clitello poco rigonfio, sicchè 


gli intersegmenti vi sono distintissimi, si trovano sui segmenti 30-39, 
ma anche il segmento 290 appare modificato; le spermateche sono 5 


sul lato sinistro e si aprono agli intersegmenti %/-1/1; sul lato destro 


sono 4 aprentisi agli intersegmenti %/7-9/10, 


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> 
Nell'’esemplare giovine lungo mm. 155, con un diametro nella se- 
zione anteriore del corpo di mm. 12. con 228 segmenti, il clitello manca, 
i tubercula pubertatis sono presenti sui segmenti 30-36, le sperma- 
teche sono in 5 paia nei segmenti 6-10. 
Nonostante la notevole variabilità dell’ Octolasium mima, specie 
alla quale gli esemplari da me raccolti debbono esser attribuiti per la 


loro morfologia esterna ed interna (di questa l’esame mi è stato ostaco- .— 


lato dalla non buona conservazione dei miei individui), i caratteri surri- 
feriti sono certo sufficienti a differenziare l’Octolasium mima var. val- 
lorum dall’Oct. mima f. typica e dalle due ‘varietà Oct. mîma var. 
marenzelleri e Oct. mima var. tergestina descritte dal Michaelsen. 


Dcotolasium complanatum (Ant. Dug.) 


1000: — Octolasium complanatum. Michaelsen 9, pag. 508. 
 Loc.: Trieste, Scafati, Campobasso. 
Un - adulto di Trieste presenta otto paia di spermateche ai 
segment! 5-12 aprentisi agli intersegmenti 5/9-1°/,3. 
Nell’unico esemplare di questa specie che io ho avuto da Scafati si 


hanno pure otto paia di spermateche ‘ai’ segmenti 5-12, ma nel seg- N 
mento II a sinistra e nel segmento 12 a destra oltre la spermateca con 


apertura normale all’altezza delle setole c si ha un’altra piccola sper- 
mateca, che si apre in direzione delle setole d. Consimili anomalie sono 
‘già state segnalate per questa specie a più riprese dal Cognetti (7) e. 
da altri autori. 

Nell’esemplare di Campobasso le vescicole seminali dell’1I0o seg- 
mento sono ridottissime, talchè ad un primo esame si vedono Sea tre 
paia di vescicole seminali. 


Octolasium hemiandrum (Cognetti). 


1005. — Octolasium hemiandrum. Cognetti 7, pag. 110. 


Loc.: Castelnuovo Garfagnana, Grotta di Parignana (Monti Pisani). At 
Une dei due esemplari della Grotta di Parignana è un giovane 


senza clitello, ma coi tubercula pubertatis già riconoscibili ai segmenti 


30-38; l’altro è adulto e mostra evidentissime le papille biancastre in- 


torno alle setole ventrali del 12° segmento, Ce già segnalai in esemplari 
di. Volterra (1). 


Lumbricus rubellus (Hoffmstr). 


IDO; — Lumbricus rubellus. Michalsen 9, pag. 509. 

Loc.: Col Rosson (Val Comelico), 

Un O adulto ed un giovane senza clitello, ma con tuber- 
cula pubertatis ai segmenti 28, 29, 30, raccolti, insieme con altri lom- 


ui 


brichi troppo giovani per una sicura determinazione, dal Dr. G. B. De 
Gasperi nell’Ottobre 1915 in trincea sul Col Rosson a 2100 m. s. |. m. 

Nell'individuo giovane dopo il quarto segmento tre segmenti sono 
disposti a spira: è questo un caso di metamerismo a spirale, che non 
è molto comune (cfr. De Ribaucourt 14, Chinaglia 3). 


LAVORI CITATI. 


so 1. BALDASSERONI V., Nuovo contributo alla conoscenza dei Lombrichi italiani. 
‘TR - Monit. Zool. Ital., Anno 23, n. 6-7, 1912. 
Ai 2. CHINAGLIA L., Catalogo sinonimico degli Oligocheti d’Italia. - 207. Mus. 
Zool. Anat. Comp. Torino, vol. 27, n. 655, 1912. 
3. Id., Contributo allo studio delle anomalie dei Lumbricidi. - Aftî R. Acc. Sc., 
Torino, vol. 49, 1913-1914. 
4. COGNETTI DE MARTIIS L., Contributo alla’ conoscenza della drilofauna sarda. 
- Bull. Mus. Zool. Anat.. Comp., Torino, vol. 18, n. 456, 1903, 
5. Id., Nota su alcuni Lombricidi di caverne italiane. - 20/7. Mus, Zool. Anat. 
Comp., Torino, vol. 19, n, 459. 
6. Id., Oligocheti dell’isola d’Elba e di Pianosa. - B02/. Mus. Zool. Anat. Comp., 
Torino, vol. 20, n. 490, 1905. 
. Id., Lombrichi liguri del Museo i di PONTE - Ann. Mus. Civ. Stor. 
SO pn Genovà, Sez. 3, vol. 2 (42), 1905. 
8. Id., Nota sui Lombricidi delle Tremiti. - B02/. Mus. Zool. Anat. Comp., Torino, 
se vol. 21, n. 525, 1906. È i 
9. MICHAELSEN W., Oligochaeta in « Das Tierreich ». Lief., 10, 1900. 
to. Id., Zur Kenntnis der Lumbriciden und ihrer Verbreitung. - Anz. Mus. Zool, 
Acad. Imp., Sc. St. Petersbourg. T. 15, 1910. 
11. ROSA D., I Lumbricidi del Piemonte. - Torino, 1884. 
12. ld., Descrizione dell’Allolobophora mima, n. sp. Nuova specie di Lombrico ita- 


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5 liano, - Boll. Mus. Zool. Anat. Comp., Torino, vol. 4, n. 60, 1889. 

$ $ 13. ld., Un Lombrico cavernicolo (Allolobophora SPS n. sp.). - Atti Soc. Nat. 
i, Modena, Ser. 4, vol. 4, ann. 35, 1901. 

bi i 14. RIBAUCOURT DE E., Ètude sur la faune lombricide de la Suisse. - Revue 
| Suisse Zool., vol. 4, 1896. A 


Î 1 Wi... 


Pubblicato il 31 Gennaio 1920. 


Tip. G. Capella - Ciriè 


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—SEt 3 


n 


— BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


delia R. Università di Torino 


===" "Numero 733 — Volume XXXV 


Dr. ACHILLE GRIFFINI 


——ru 


— Nota. sull’ “ Homoderus gladiator " lakoW, 


In uno dei miei ultimi Studi sui Lucamidi (1) mi sono occupato 


del genere africano Homoderus Parr. e delle sue specie, particolar- 


mente poi dell’. Mellyi Parr., che è di quel genere la specie nota 


. da un maggior numero di anni e la meno rara nei Musei. 


Dell’H. Mellyi pertanto, di cui possiedo anche nelle mie collezioni 
un discreto numero di esemplari, principalmente maschi di varia mole 


‘e di diverso sviluppo (dei caratteri sessuali secondari), ho potuto, come 


in altri miei Studi per altre specie di diversi generi, descrivere le vi- 


. stose variazioni individuali dei maschi e mostrare i graduali passaggi 


che intercedono fra le loro forme di sviluppo più distinte, fino a con- 
catenare per sfumature intermedie nelle più ricche serie i termini 


| estremi più differenti (2). 


9) A. GRIFFINI, Studi sui Lucanidi, VI°, SuZ gen. Homoderus e specialm. sul- 
l H. Mellyi Parr. - Atti Soc. Ital. Sc. Nat. Milano, Vol. LVYZZ/, 1919. Con due in- 


È cisioni. 


(2) Queste forme maschili individuali, Io noto anche qui, non sono nè varietà si- 


| ‘tematiche, nè mutazioni, nè razze o sottospecie locali, nè anomalie od aberrazioni, 
nè fenomeni di, gigantismo o di nanismo, nè vanno, riferite a veri polimorfismi 
‘nel classico senso ‘assegnato dal Wallace a questo termine. Veggasi: A. GRIFFINI, 
Studi sui Lucanidi Vo Nuove osservaz. sulla grande variaz. di caratt. nci maschi 


dei Lucanidi y Rivista « Natura », Milano, Vol. IX, 1918, con due incisioni. — ID. 


‘ID. Swi concetti di nanismo e di gigantismo proposti come ‘applicab. alle variaz, 


individ nei maschi dei Lucanidi : \bidem, Vol X, 1919, con quattro incisioni. 

Le principali consecutive ormze maschili nell’ 7. MeZlyi, dalle minori alle mag- 
giorì, sono state da me così denominate : Maschi planifronti, M. cariniferi, M. galei- 
feri simpliciodonti, M. galeiferi poliodonti. Veggasi il citato mio VI Studio (1919, 
pag. 211-214). i 


descrizioni. Tuttavia dall’ Lo studio di queste ero giunto a con- 
fermare certe sinonimie ed a proporne qualche altra, benchè non 
potessi a loro dati Di 


piacere di ricevere alfine. venti. 
i 00 derus indeterminati, REST 


primi "i del'“Tors,se ‘che non. ave 
vano mai potuto essermi inviati. Dop 
che tante infruttuose prove erano. 
fatte per spedimei avevo ormai 


gn alla: specie H. Mola Part 0 


| altra specie, e propriamente 
gladiator lakowl. sug, Hai 
Kolbe). 


Homoderus gladiator 
Maschio (di forma minore) e femmina. 

Cohez. idelicantore sulle etichette di provenienza 

Grand. natur. - Fotogr. Alzani dicazioni: « Kamerun, Musa 

Hintz, . X- IO ». Lig altra RI 


a questo genere. Ciò almeno a mio giudizio, come ho discusso ci ico? ud 
VE Studio, (1919 p. 193-198). Anche l’incerto H. Tann, Waterh., descritto 5 


desumersi da quanto ne scrisse Boileau che votes esaminarne il tipo. (Veg: ans 
parole stesse di Bojleau da me riportate a p. 197 del cìtato mio VI Studio). a 


il quale provò numerose volte a farmene 1A pedionk TRAE dono | 
l’armistizio fra le potenze belligeranti, ma se li ebbe respinti dalla Censura. 


a = 


‘ Ricordo che nelle fotografie le parti colorite in fulvo, rossastro, 
giallo-bruniccio, e in tinte consimili, risultano nere o quasi. Cio è av= - 
venuto dunique come al solito anche in queste figure. Esse tuttavia, 
per le forme e per le proporzioni ci parlano più di lunghe descrizioni, 
e: ci giovano più di molte parole che noi quindi ci risparmieremo. 

Per tutta la storia riferentesi all’H. gladiator ed ai suoi sinonimi 
| rimando a quanto ne dissi nelle pag. 193-195 del mio VI Studio. 
L’esame degli esemplari delle mie collezioni mi conferma ancor più 
nelle osservazioni critiche e nelle considerazioni che in quelle pagine 
ho pubblicate. 

La sinonimia della specie è dunque la seguente 


Homoderus gladiator lakowl. 


5 H; gladiator lakowleff 1895, Descr. d'une nouv. esp. de la fam. 
— ‘‘. des Lucanides; Horae Soc. Entomol. Rossicae, S. Petersb., Tom. XXIX, 
'  p. 525 et fig. 1 (3 maj). — H. Preussi Kolbe 1806, Afrik. Col. des 
" K. Mus. fur Naturk. zu Berlin; II Theil; Ent. Nachr., XXII Ihg., n. 1, 
Lp. 7 (Sd maj., d' min., 9). — 1896, IV Theil, Ibidem, n. 10, p. 301 

(Synonimia cum H. gladiatore). — H. bellicosus Boileau 1902, Note 
sur qq. Lucanides du Musée de Bruxelles; Mem. Soc. Ent. Belg. IX, 
Il. Bruxelles, p. 36, PI. 2, fig. 4 (0° min.).— 1902, Descr. de Coléopt. 
nouv.; « Le Naturaliste », Paris, 24e Année, 2 Sér., n. 372, p. 204 
(3 min). — H. gladiator et bellicosus, Van Roon 1930, Lucanidae ; 
Coléopt. Catal., Pars 8, Berlin, p. 28. — H. gladiator Griffini 1919, 
s Sul gen. Homoderus etc.; Atti Soc. ital. Sc. Nat. Milano, vol. LVIII, 


°° p. 193 et p. 215 (cum synonym.). . Verisim. etiam: H. Iohnstoni 
«— ———Waterhouse 1902, The Uganda Sa Vol. I, p. 460 (9). — Van 
s Roon 1gro, Catal. cit., p. 23. — Boileau 1913, Note sur Lucan. con- 


serv. dans les coll. de l’Univ. d’Oxford et du Brit. Mus.; Trans. Ent. 
È: Soc. London, p. 234 (Revisio typi). — Griffini 1919, Op. cit., p. 197 


“ah ‘et 215. 
SARI 


‘Tal 


. Lucanidi! Anche le lettere da me dirette al Van Roon in Olanda, nelle quali gli par- 
|. lavo di Lucanidi, non gli venriero recapitate. 

(5) Sono 16 su 20, una femmina e 15 maschi. La femmina spetta alla più fre- 

| quente varietà, oscura ; i maschi spettano pure alla varietà più comune dalle elitre 

9 non lucide. Si consulti a proposita di tali variétà quanto ne dissi nel mio VI Studio 

dA 1919 pag. 199-203 € 214). I 15 maschi ora ricordati sono di forma minore, eccettuato 

: uno solo che appartiene alla interessante forma media, carinifera. i 

In questi giorni poi ricevetti da Donckier due altri maschi di /7. MeZlyi di forma 

minore, ma spettanti alla più rara varietà dalle el:/7e /ucide. Essi mi sono indicati 

come provenienti dalle terre. bagnate dal fiume Alima, uno degli affluenti del Congo, 


RA rea 


bI 


Delle descrizioni finora date dell’H. gladiator, la migliore è certa- — 
‘mente quella de! Kolbe (1896, Op. cit. nella Sinonimia: H. Preussî), | | 
benchè piuttosto succinta e non accompagnata da figure. In essa sono — i 
fatti conoscere i due sessi, e pei maschi sono indicati i caratteri di 
esemplari di forma maggiore e di uno di forma. minore; inoltre quella 
descrizione si basa sui caratteri veramente importanti come distintivi E 
della specie. i | PI 
Ricorderò alcuni di tali caratteri, sui quali ho da fare qualche Os- 
servazione desunta dall'esame dei 4 esemplari della mia collezione. Be 
Il colore fondamentale è simile a quello dei maschi dell’H. Mellyi, | + 
però alquanto più rossastro-castagno intenso e meno lucido dorsalmente. a 
Le macchie e marginature nere sono come in quella specie ;. le due. 
macchie mediane sul pronoto dei maschi da me ricevuti sono grandi 
come nei tipi di Kolbe. Le femmine si assomigliano a quelle di H. di 
Mellyi spettanti alla varietà chiara, quindi sono completamente si . 
mili ai maschi della loro stessa specie, per quanto è della colorazione 
del pronoto e delle elitre: questo invece è il caso! meno frequente . hi 
nell’H. Mellyi. i boe 
In ambo i sessi dell’H. gludiator, quali li osservo negli esemplari 
da me posseduti (maschi minori e femmine) si nota che i margini late- 
rali esterni del pronoto non hanno, prima dell’angolo submediano volto 
in fuori, quella piccola ma ben spiccata insenatura che invece ivi esiste | 
in ambo i sessi dell’H. Mellyi. [Cfr. Kolbe, Op. cit., p. 8 e g]j. 
Le due femmine della mia collezione, che chiamerò 4 e B, indi- | 
cando propriamente con A quella che è anche rappresentata nella fi- 
gura, ben corrispondono a quella descritta da Kolbe. Hanno il capo 
nero, colla parte superiore più grossolanamente scolpita che non nelle 
femmine dell’H. Mellyi [Cfr. Kolbe, Op. cit., p. $-9]. Il loro capo mi 
sembra anche proporzionalmente un po’ più piccolo di quello delle 
femmine dell’H. Mellyi. 
I due esemplari in discorso presentano : 


Lungh. totale : 4A mm. 28; B mm. 28. 
Largh. massima: 4 mm. 12,5; B mm. 12. 


x 


Quindi la femmina A (quella figurata) è un po’ più corpulenta 
dell’altra$ essa inoltre ha a ciascun margine laterale del pronoto l’angolo 
submediano esternamente prominente più prossimo al margine posteriore 
che non all’anteriore. La femmina B invece, meno tozza, ha a ciascun. 
margine laterale del pronoto il suddetto angolo esterno collocato quasi — 
precisamente ad eguale distanza dal margine posteriore e dal margine 
anteriore. site 

Nei maschi gli orli nea dei femori sono notevoli per avere una 
fitta pubescenza giallognola che in quelli dell’H. Mellyi non si osserva | 
[Cfr. Kolbe, op. cit., p. 8]; il pronoto e il capo sono, a parità di svi- 


e 


luppo, relativamente meno larghi che non in quella specie ; l’epistoma 


è di diversa forma e mo'to più angusto, quindi le due mandibole si 
trovano inserite. colle basi più ravvicinate fra loro. 

| Le varie successive forme maschili di sviluppo (dei caratteri ses- 
suali secondari) nell’A. gladiator parmi. sieno abbastanza corrispon- 
denti a quelle che riscontrammo e denominammo nell’ H. Mellyi. Una 
complicazione tuttavia sorge nell’H. gladiator per la diversa armatura 


— mandibolare, per la differente forma della visiera frontale esistente nei 


maschi maggiori, e per lo strano prolungamento dell’epistoma in tali 
maschi. Queste ultime peculiari caratteristiche si riferiscono però sol- 
tanto alle forme maschili di grande sviluppo ; la visiera frontale è nulla 
nei minori e costituita semplicemente da una carena nei medii: il pro- 
lungamento dell’epistoma è piccolo e tozzo in tali forme maschili di 
minore sviluppo. | 

I miei due maschi, come dissi, sono di forma minore. Essi quindi 
corrispondono a quelle di tal forma fatto conoscere da Kolbe (la cui 
breve descrizione riportai anche nel citato mio VI Studio), ed inoltre 
all’altro maschio di forma minore descritto e figurato da Boileau sotto 
il nome di H. bellicosus (1902, Op. cit. nella Sinonimia). 

Chiamerò M ed N i suddetti due maschi della mia collezione, indi- 
cando propriamente con MM quello che è anche rappresentato nella fi- 
gura. Essi presentano : | 


Lungh. totale (mand. incl.): M mm. 37; N mm. 38,5. 
Lungh. del corpo (mand. escl.): M mm. 30; N mm. 31,7. 
Lungh. delle mandibole: M mm. 9,5; N mm. 9,5. 

Largh. massima del corpo: M mm. 13,5; N mm. 14. 


Sono dunque ancor più piccoli del maschio minore descritto da 
Kolbe (6), e del tipo di Boileau (7) il quale però dalla descrizione ri- 
sulta già forse alquanto più prossimo alle forme medie, carinifere. Sia 
l’esemplare M come l’esemplare N possono dirsi planifronti, se appli- 


«.chiamo anche alle forme maschili minori dell’H. gladiator le denomi- 


nazioni che ho usate per quelle dell’H. Mellyi. 
Il maschio N (quello non rappresentato nella figura) è assai simile 
all’altro; esso è solo lievemente più grande, ha la fronte meno liscia, 


cioè offrente indistinto accenno ad una traccia di ottusissima carena- 


(6) H. Preussi, Op, cit., 1896. Avente lunghezza del corpo (mandib. escluse) di 
mm. 33. 

(7) ZH. bellicosus, Op. cit., 1902. Avente lunghezza del corpo (mandib. escluse) 
di circa mm. 36,5, come risulta dalla figura ; lungh. totale (mand, incl.) mm. 44,5; 
argh. massima del corpo mm. 15,5. 


tura trasversale (8), e presenta a ciascun margine laterale del pronoto 
l’augolo esterno più acuto, quasi spiniforme. 

La sinonimia dell’H. Preussi Kolbe coll’H. gladiator lakowl. fu ri- 
conosciuta dallo stesso Kolbe, il quale non esitò. un momento a dichia-. 
rare la coincidenza dei Maschi maggiori della sua specie col tipo. “di 
lakowleff. 

La sinonimia.dell’H. bellicosus Boil. colla forma maschile init 
dell’H, gladiator descritta da Kolbe (Op. cit., p. 9), fu da me PIODRIDA 
e sostenuta nel ricordato mio VI Studio. Ora parmi essa riceva ancor. 
più valido appoggio. Si confronti infatti la figura 4 di Boileau colla fi 
gura fotografica unita al presente articolo. i 

La maggiore o minore larghezza delle macchie mediane del pronoto | 
non potrà certo considerarsi che come carattere individuale, di. minima. 
importanza. La forma e l'armatura delle mandibole, pochissimo deflesse 
come nel tipo Boileau, sono precisamente le stesse, ed i caratteri del- 
l’epistoma sono nei miei due esemplari maschi del tutto, eguali a quei p 
che risultano dalla figura e dalla descrizione di quel tipo. 

L’H. Mellyi e V'H. gladiator costituiscono un bell’esempio di coppia 
di specie, come il Psalidoremus inclinatus e il Ps. dissimilis, il 
Cladognathus giraffa e il CI. Confucius, il Lucanus laminifer e il 
L. Planeti, il L. Mearesi e il L. lunifer, il L. Westermanni e nai 
L. singularis, ecc. Gli esempi, pur rimanendo fra i Lucanidi, si 
potrebbero moltiplicare desumendone dal gen. Cyclommatus e da 
altri. 
Questa geminazione delle specie, già segnalata nel 1889 da Pla- 
net (0) fu da me più volte ricordata sotto il nome di abbinamento delle | 
specie (10). Dove questo fatto si verifica, sembra che le specie ie 
"per così dire, a due a due, come a coppie, in ciascuna delle quali le due 
specie che compongono la coppia sono più strettamente affini luna j 
all’altra di quanto possano ‘esserlo con altre, anche vicinissime, ma, 
‘estranee alla coppia. i 

In ogni coppia esistono somiglianze e differenze, che sono spesso’ 
all’incirca quelle stesse somiglianze e disuguaglianze che si ritrovano fra 
le due specie affini costituenti altre coppie. ln tutti i Lucanidi sopra | 
nominati, ad esempio, si nota che delle due specie che compongono lan; 


(8) Ancor meno che nel tipo del ricordato sinonimo H. bellicosus descritto da Boi- 
leau: « un leger pli, simple indication de la éouronne cephalique » (Que cit., Bru- a 


xelles, 1902). 
(9) L. PLANET, Zssaî m0nogr. gen. FE et Duoazii Paris, Deyrolle, A 
| 1889, vol II, p. 138-139. > 


(10) Veggasi alle p. rog e rto del citato mio V Studio (1918, Mwove osservazi 
ecc), ed in miei lavori precedenti, ivi ricordati, < 


| gamento dn bifido o trifido, che manca nei i maschi, anche mag- 
î giori, dell’altra. 


esi del or ID Rosa, a nea delle specie sorelle  prove- 
r dallo sdoppiamento d’una specie madre. In questo senso almeno 
da nei miei Studi diverse volte e con una certa estensione. 


BOLLETTINO 
Musei di Zoologia ed Anatomia comparata. 


della.R. Università di Torino 


\ 


Numero 734 — Volume XXXV 


Gi. COLOSI 


—_—__& 


I POTAMONIDI 


del R. Museo Zoologico di Torino 


La raccolta dei Potamonidi esistente nel Museo Zoologico di Torino 
presenta uno speciale interesse sia. per il numero di specie che vi si 
trovano sia per i tipi che essa contiene. 

Lo studio accurato della maggior parte delle forme era già stato 
eseguito da Nobili in una serie di lavori che verranno elencati in bi- 
bliografia; ma una revisione del materiale era necessaria non tanto per 
la parte speciografica quanto per la sistematica. E però ho aggiunto, 
specie per specie, ai caratteri già conosciuti, qualche altro carattere 
meno appariscente ma della più alta importanza tassinomica, quale la 
conformazione del palpo mandibolare e del flagello dell’esognato del 
terzo mascellipede. 


Le principali classificazioni proposte nell’ultimo ventennio per il 
LN gruppo dei Potamonidi sono quelle di Ortmann, M. Rathbun, Alcock 
1° e Bouvier. . 
Ortmann nella sua classificazione del 1897 (1) ritoccata in qualche 
| punto nel 1902 (2), divide la famiglia nel seguente modo : 


gi 


Parathelphusa 
Acanthothelphusa 
Potamon 
Potamonautes 
Geothelphusa 


\ Erimetopus 


Potamoninae | Potamon 


Deckeninae 
Epilobocera 
PAL Potamocarcinus 
Potamocarcininae Potamocarcinus Pseudothelphusa 

( Rathbunia 


Potamonidae 


Kingsleya 


Trichodactylus 
Dilocarcinus 


Trichodactylinae 
Sylviocarcinus 


Dilocarcinus 


Ortmann peraltro non dà come sicura la posizione di Erimetopwus fra i 
Potamoninae, e trascura Platythelphusa, Hydrothelphusa e Perithel- 
phusa come forme di valore estremamente dubbio, dichiara d’altra parte 
che « the subfamily Potamoninae is in very poor condition systemati- 
cally. Not only our knowledge of the numerous species is rather incom- 
plete, but also their arrangement into genera and subgenera is by no 


méans. satisfactory ». La precedente classificazione non poteva dunque 


avere, anche nel concetto dell’autore, che un valore provvisorio. 
Rathbun (1,a) classifica i Potamonidi secondo lo schema seguente : 


Potamon 
Parathelphusa , 
Potamon; Potamonautes 
Geothelphusa 
Perithelphusa 


| Potamoninae ‘ Hydrothelphusa 
Platythelphusa 
Limnothelphusa (*) 
Erimetopus 
( Pseudothelphusa 
Potamocarcinus 
Epilobocera 
Potamonidae Meg Rathbunia 


Pseudothelphusinae 


\ Trichodactylus 
) Dilocarcinus 


Trichodactylinae | Trichodactylus 
: Valdivia 


Gecarcinucinae Gecarcinucus 


| Deckeninae | Deckenia 


(*) ZLimnothelphusa Cunnington va passato. in sinonimia di Platythelphusa 
A. Milne-Edwards. 


Na 
\ 
eta 
A). 
ui 
x È 
Lom 
co 


(ARI 
s 


Alcock (4) consente nell’isolare i Trichodactylinae da tutti gli altri ‘ 
Potamonidi, ma non crede che lo stesso debba farsi per i Decteninae, 
che egli consideta come degli Acanthothelphusa modificati. Egli non 
trova nemmeno giustificato l’allontanamento di Gecarcinucus da Pa- 
rathelphusa : dà però al genere Parathelphusa un valore diverso da 
quello degli altri autori, separandolo dai Potamoninae e riunendolo a 
Gecarcinucus per costituire la sottofamiglia dei Gecarcinucinae o Pa- 
rathelphusinae. La separazione dei Potamoninae dai Gecarcinucinae 
viene fatta da Alcock, dietro suggerimento di Calman, sopra un carattere 
di grande importanza presentato dal palpo mandibolare, che ha l’articolo 
terminale bilobo in Gecarcinucinae e semplice in. Potamoninae. 
Anche Pseudothelphusinae hanno il palpo mandibolare bilobo, e però 
Alcock non è lontano dal pensare che essi si colleghino ai Gecar- 
cinucinae. Ì 

Egli conclude : « For my own part J should like to eject the Tri- 
chodactylinae and to see Deckenia subordinated to the Poftamoninae, 
and Potamocarcinus ad its relatives subordinated to the Paratelphu- 
sinae, leaving only two subfamilies of Potamonidae ; but at the 
present moment J only propose to re-arrange Miss Rathbun’s scheme 
slightly, and to the re-characterize some of her subfamilies ». 

Pertanto la classificazione di Alcock è riassunta. nel seguente 
specchio : i 


Potamon 
Potamiscus 
Geotelphusa 
Potamonautes 


Hydrotelphusa 
Platytelphusa 
Parapotamon 
Acanthotelphusa 
Erimetopus 


Potamon « 


Potamoninae 


Deckeninae | Dekenia 


Gecarcinucus 
Cylindrotelphusa 


Potamonidae Paratelphusa 
Barytelphusa 


Gecarcinùucinae Paratelphusa Oziotelphusa 
Phricotelphusa 
 Liotelphusa 

Peritelphusa 

Pseudotelphusinae 


i Trichodactylinae 


RIV tia 
\ K EI 


Potamonidae 


dI, Li FIR RI I ASTRA) VARTCOI A TA AVI VR NANNA 6008 SANTANA MCO VU, PS A va; 


ratteri di aggruppamenti naturali, e le due sottofamiglie Potamoninae 
e Gecarcinucinae (Parathelphusinae) appaiono per la prima. volta. 
omogenenee. AAA 

Bouvier (1, 2) -divide i Potamonidi in due gruppi a seconda del 
loro palpo mandibolare semplice .0 bilobo. Le idee di questo carcino- — 
logo sull’aspetto sistematico dei Potamonidi possono essere TA preso 
tate col seguente schema: i 


x 


Potamon 
p Potamonaut 
SAIEOT Geothelph 
ì Potamiscu 
Potamonae - 50 007 SI 
{( Hyd 0 
Loboth 
Potamoninae ‘ EX drotbelphusa | Platytl 
i Erime 
Eupotamonea Deckeniae vi 
Trichodactylinae \ 
Gecarcinucinae \ Parathelphusa 


| Gecarcinucus 


Pseudothelphusinae 
\ . \ 


Parapotamonea Î 


Il genere Lobothelphusa è creato a spese di Acanthothelphusa (sensu 
Alcock) per quelle forme munite di spina antero-dorsale al meropodite 
dei chelipedi e prive di spina accessoria al margine interno del carpo. 
Non è però definito il posto ove dovrebbe essere collocato Acantho-. 
thelphusa (sensu Bouvier). 1 Trichodactylinae vengono da Bouvier. 
ravvicinati di Potamoninae, mentre tutti gli autori son concordi nel | 
ritenerli ben distinti da tutti gli altri Potamonidi. Secondo Bouvier gli 
Hydrothelphusa, e segnatamente Erimetopus, segnerebbero il. pas-. 
saggio dai Potamon ai Trichodactylinae ; tale opinione non è suffi-. 
cientemente fondata. 

Bisogna discutere vari punti. 7 

Alcock e Bouvier (*) pensano che esistano stretti rapporti fra Psew- 
dothelphusinae e Gecarcinucinae. Vero è che l’addome maschile di 
vari Gecarcinucinae ha i margini laterali convessi e il sesto segmento. 
non più lungo che largo, vero è che qualche Pseudothelphusa è un 
po’ meno appiattita dei congeneri, vero è che qualche Parathelphusa 


» 


(*) Bouvier (3) ignorava la classificazione proposfa da Alcock (4). 


si presenta alquanto appiattita, vero è che nei Gecarcinucinae dei 
sottogeneri Phricothelpusa e Barythelphusa si assiste ad una ridu- 
zione dell’esopodite dei piedi-mascelle esterni e che d’altra parte vi 
sono degli Epilobocera con tale esopodite bene sviluppato e munito di 
palpo: ma non bisogna scegliere nella valutazione dei caratteri quelli 
che appaiono sporadicamente in seno a un gruppo e che esprimono 
semplicemente l’effettuazione di una possibilità morfologica, bensì 
quelli che si manifestano costantemente in tutti i rappresentanti del 
gruppo e vedere se per loro vi è una sistematica e graduale transizione 
del gruppo verso un altro gruppo. Ora ciò non avviene per alcuno dei 
caratteri che dovrebbero giustificare l’avvicinamento dei Gecarcinu- 
cinae ai Pseudothelphusinae. Al contrario nei Gecarcinucinae come 
nei Potamoninae i pleopodi maschili del primo paio si assottigliano e 
terminano in punta acuta, mentre nei Psewudotelphusinae sono grossi 
quasi per tutta la loro lunghezza, dilatati e terminano bruscamente 
tronchi all’apice ove sono provvisti di particolari lobi: questo carattere 
di importanza morfologica e sistematica indiscutibile segna una netta. 
barriera fra i due gruppi. dune . 

Fra i Potamoninae e i Gecarcinucinae oltre all’assenza o alla 
presenza del lobo accessorio al palpo mandibolare viene segnalata, quale 
carattere differenziale l’aspetto dell'addome maschile. Questo infatti è 
allargato, con margini laterali di solito convessi e col penultimo seg- 
mento più largo che lungo nei Potamoninae mentre si presenta stretto, 
con margini laterali concavi e col sesto segmento più lungo che largo 
nella generalità dei Gecarcinucinae. I caratteri tratti dalla forma del- 
l'addome non hanno valore assoluto, poichè vari membri della sotto- 
famiglia, di indubbia posizione sistematica, come p. e. Parathelphusa 
(Globithelphusa) pistorica P. (G.) Bakeri, ecc., hanno il sesto seg- 
. mento dell’addome maschile più largo che lungo. Giova perciò servirsi, 
quale carattere differenziale fra le due sottofamiglie, del solo carat- 
tere che ci sembra veramente valido, che è quello del palpo mandi- 
bolare. | 

A questo proposito giova dire qualche parola sui Potamonidi mal- 
gasci. Alcock (4) include fra i Potamoninae il genere Hydrothelphusa, 
benchè osservi che «the thickening at the base of the terminal joint 
of the mandibular palp is more than ordinary prominent ». In verità 
come io ho potuto osservare in numerosi campioni e come risulta da 
un disegno di Calman (1913) si tratta di un vero lobo, sebbene di pic- 
cola mole ; del resto anche la forma dell’addome maschile è quella di una 
Parathelphusa, e però Hydrothelphusa va ascritto ai Gecarcinucinae. 
Calman (4) ha fatto osservare che le forme malgasce da lui studiate, 
che egli giudica appartenenti al genere Potamon per la forma dell’ad- 
dome, hanno un lobo cospicuo all’ultimo articolo del palpo mandibolare;.. 


® 


ALE 


La stessa conformazione io ho constatato in RA (Potamon) Pit- 
tarelli e .in Potamon (Geothelphusa) ankaraharae, i quali perciò, 
unitamente a Potamon (Potamon) madagascariense e P. (P.) Gou- 
doti vanno ascritti al genere Parathelphusa. 

Bouvier (1) inscrive quali sottogeneri di Hydrothelphusa varie forme. 
che non hanno veramente alcuno stretto rapporto fra di loro, cioè 
Hudrothelphusa, Platuthelphusa, ed Erimetopus, unendovi anche 


-_ 


sotto il nome di Lobothelphusa gli Acanthothelphusa africani. Egli. 


— dice Calman (3) — «now suggests that the African Acanthothelphusa 
(with Erimetopus) forms a transition to the other American subfamily, 
the Zrichodactylinae. Here, again, the argument is greatly weakened 
if it can be shown that the essential character of Acanthothelphusa 
have been acquired independently in different parts of Africa by various 
groups of Potamonautes; nor am J yet convinced, any more than 
were Ortmann or Alcock, that the Trichodactylinae are Potamo- 
nidae at all ». 


Bouvier (1) afferma che i Potamoninae siano primitivi rispetto ai 


Trichodactylinae, e similmente Gecarcinucinae rispetto a Pseudo- 


thelphusinae : ma tali osservazioni sono del tutto arbitrarie e nel primo 


caso in netta contraddizione coi fatti. Tutti gli autori infatti insistono, 
e giustamente, sulla facies arcaica dei Trichodactylinae che si discosta 


da quella di tutti gli altri Potamonidi ed Ortmann (2) notava in ciò 


una forte obbiezione contro la sua stessa classificazione zoogeografica. 

Nel tentare a mia volta una classificazione naturale del gruppo, 
credo opportuno tener presenti alcune considerazioni. 

Il genere Platythelphusa (= Limnothelphusa) va completamente 
staccato da tutti gli altri Potamonidi presentando rispetto a questi un 
carattere di indiscutibile arcaicità, che intacca un poco lo stesso piano 
di struttura del gruppo. Infatti le antenne, invece di essere inserite 
presso l’angolo interno delle orbite, sono invece impiantate molto al- 
l’indietro e si presentano diritte, col secondo articolo allungato e non 
deviato dalla fronte. Questo non può in alcun modo essere ritenuto 
carattere di adattamento o comunque apparso tardivamente, e permette 


di contrapporre Platythelphusa, quale rappresentante del gruppo Pro- 


potamonida a tutti gli altri Potamonidi (Eupotamonida) in cui con- 
‘temporaneamente all’avanzamento delle antenne si è determinato un 


accorciamento ed una distorsione del loro secondo articolo in CoNnaHO, 3 dat 


denza della sovrastante fronte. 
Del resto anche Rathbun (I, a) osserva che Platythelphusa « est 
remarquablement isolé parmi les Potamonidés; par la forme da sa ca- 


rapace, il rappelle certains Carcinoplacinae » e si riferisce alle opinioni - 


già espresse da Milne-Edwards e da Kinahan, il primo dei quali lo pa- 
ragona a Eriochirus sinensis, il secondo a Lithocheira. Ma io credo 


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che non si debba insistere tanto sulla forma del cefalotorace, quanto 
sulla caratteristica inserzione delle antenne. 

In quanto al genere Eriîmetopus esso va senz’altro ascritto ai Po- 
tamoninae. Milne-Edwards notava che «le peu de saillie de la  crète 
post-frontale et la faible largeur de la carapace donnent à cette espèce 
[Erimetopus Brazzae|] une certaine ressemblance avec les Dilocar- 
cinus et les Sylviocarcinus américains ». Rathbun (I b) riferisce l’opi- 
nione di Milne-Edwards: « Cette espèce, ainsi que l’a. indiqué A. Milne 
Edwards, rappelle par la forme .de la régione frontale et des orbites les 
Trichodactylinae, et, en particulier, le Trichodactylus tipique. Elle 
en est voicine bien plus qu’elle rassemble aux autres genres de l’ancien 
continent. Parmi les Potamoninae, c'est à P. mniloticus qui se rap- 
proche le plus de l’ Erimetopus Brazzae ». Bouvier (1) come abbiamo 
già visto fa di questa ultima forma il ponte di passaggio dai Potamon 
tipici ai Trichodactylinae. 

Ora i Trichodactylinae sono nettamente separati dagli altri Eupo- 
tamonidae che possono essere indicati col nome comprensivo di Echi- 
nodactylinae. 1 due gruppi appaiono molto naturali e la loro separa- 
zione è fatta in base alla conformazione del dattilo dei pereopodi che 
è liscio, assottigliato, acuto, nudo o pubescente nei Trichodactylinae, 
mentre è sempre armato di spinule negli Echinodactylinae. A questo 
gruppo appartiene Erimetopus, il quale non possiede nessuno dei ca- 
ratteri esclusivi dei 7richodactylinae ; non la forma e la natura del 
dattilo dei peropodi, non la lunghezza del meropodite del terzo mascel- 


| lipiede, non traccia di armatura ai lati della bocca. In quanto all’aspetto 


della fronte che è biloba, tale carattere è presentato pure da Hydro- 
thelphusa, che appartiene ai Gecarcinucinae; è molto probabile che 
si sia manifestato indipendentemente nei tre gruppi Trichodactylinae, 
Gecarcinucinae (Hydrothelphusa) e Potamoninae (Erimetopus) e 
che rappresenti in questi due ultimi, se mai, un argomento in favore 
della maggiore antichità delle forme che lo presentano. 

In quanto ai Pseudothelphusinae, essi sono più lontani dai Gecar- 
cinucinae che non questi dai Potaminae. I rappresentanti dei Gecar- 


"cinucinae e dei Potamoninae hanno un aspetto generale tanto simile 


che spesse volte hanno generato confusioni in sistematica ; presentano 


‘infatti forme relativamente strette, allungate ed alte, il loro cefalotorace 


ha tendenza a portare una cresta postfrontale ; i pleopodi copulatori dei 
maschi sono assottigliati. I Pseudothelphusinae al contrario sono al- 
largati, corti e piatti; il primo paio di pleopodi maschili sono ingros- 
sati dalla base all’apice ove offrono peculiari espansioni. Fra Gecarci- 
nucinae e Potamoninae vi è un graduale passaggio, specialmente 
manifesto nelle due forme presumibilmente arcaiche dell’uno e dell’altro 
gruppo, quali Hydrothelphusa ed Erimetopus. Fra Gecarcinucinae e 


Set < Bode 


Pseudothelphusinae non esiste invece alcun graduale passaggio rispetto 
ai caratteri essenziali. 

Una parola sul genere Deckenia. Essendo la condizione primitiva 
e generale dei Potamonidi quella di ‘avere il canale branchiale efferente 
che giunge al livello dell’epistomio, devesi considerare come secondaria 
la condizione morfologica di Deckenia in cui i canali branchiali si 


prolungano fino ‘al livello della fronte. Dice Alcock (4): « No doubt 


the prolongation of the: efferent branchial canals, which encroach on the 
epistome and alter the set of the antennules, gives: these crabs a. pe- 


culiar appearance ; but it seem to me that the ends of classification. 


would be best served by placing Deckenia with the Potamoninae». 

Per le considerazioni sopra esposte io credo che si può pervenire ad 
una classificazione naturale dei Potamonidi prendendo successivamente 
in considerazione i seguenti caratteri : 


a) Inserzione, posizione e forma delle antenne. Vengono così se- 
parati i Propotamonida con antenne inserite posteriormente alle orbite. 


e secondo articolo diritto, allungato e non deviato dalla fronte, dagli 
. Eupotamonida in cui le antenne sono inserite presso all’angolo interno 
delle orbite ed hanno secondo articolo breve e distorto dalla fronte; 


b) struttura del dattilo dei pereopodi. Ai Trichodactylina coi < HE 


dattili assottigliati e assolutamente privi di spinule, si contrappongono 
gli Echinoductylina coi dattili spinescenti. — Dimensioni del meropodite 


dei mascellipiedi esterni. Nei Trichodactylina esso è notevolmente più 


lungo che largo, negli Echinodactylina e più o che lungo o tanto 
largo quanto lungo; 

c) il primo paio di pleopodi del SS E gli Echinodactylina 
i Pseudothelphusinea, provvisti di pleopodi copulatori singolarmente 
ingrossati dalla base all’apice, si contrappongono ai Thelphusinea, che 
hanno tali organi gracili ed assottigliati all’estremità ; 


d) il palpo mandibolare. Nei Pseudothelphusinea esso è sempre 
bilobo, ma fra i Thelphusinea permette di distinguere i Gecarcinu- 


x 


cinae in cui è bilobo dai Potamoninae in cui è semplice ; 


e) la forma della fronte. Questa può essere lamellare, sporgente 
e biloba oppure di aspetto normale. Fra i Gecarcinucinae serve a di- 
stinguere gli Hydrothelphusini dai Parathelphusini; fra i Potamoninae 
fa contrapporre i Propotamonini ai Potamonini ed ai Deckenini 
complessivamente. Gli Hydrothelphusini ed i Propotamonini potreb- 
bero essere considerati, non senza ragioni, come forme primitive SPERO 
ai Parathelphusini ed ai Potamonini + Deckenini; 


f) i sifoni branchiali. Essi arrivano al livello dell’epistomic in 


tutti i Potamonidi eccetto che nel genere Deckenia. Ma Deckenia ha 
tutti i caratteri dei Potamoninae al cui gruppo appartiene. Però con- 


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trapporremo i Potamonini ai Deckenini in cui i sifoni efferenti giun- 
gono efferenti al livello della fronte. 
Gli altri caratteri presi in considerazione per determinare i generi 


‘ sono indicati nella chiave dicotomica che darò appresso. 


Mantengo i sotto generi di Potamon e di Parathelphusa quali sono 
stabiliti da Alcock (3, 4). La distinzione di alcuni di essi è più conve- 
niente che naturale, p. e., come è stato anche osservato da Calman, 
la distinzione fra Potamon e Geothelphusa. 

. Tutto ciò considerato, propongo per i Potamonidi il seguente schema 
di classificazione (Vedi a pagina 10). 


Chiave per le sottofamiglie e le tribù. 


‘ 9. Antenne inserite posteriormente alle orbite, con secondo articolo al- 


lungato, diritte, non deviate dalla fronte Platvthelphusinae 
. Antenne inserite presso il margine interno delle orbite, con secondo 
. articolo breve, deviate dalla fronte. (Eupotamonida) SEC 
Dattilo dei pereopodi privo di spinule. Meropodite dell’esognato 
esterno più lungo che largo Trichodactylinae 
. Dattilo dei pereopodi armato di spinule. Meropodite dell’esognato 
esterno non più lurigo che largo (Echinodactylinae) 3 
Primo paio di pleopodi maschili ingrossati dalla base all’apice ed 
apice troncato. Forme lunge, corte, piatte Pseudothelphusinae 
Primo paio di pleopodi maschili gracili ed assottigliati all’apice. 
Forme strette ed alte (Thelpusinea) 4 
. Palpo mandibolare bilobo. Gecarcinucinae ta) 
Palpo mandibolare semplice. Potamoninae 6 
.. Fronte lamellare, sporgente, biloba. Il lobo accessorio del palpo 
mandibolare è piccolo. Hydrothelphusini 
. Fronte normale. Il lobo accessorio del palpo mandibolare è cospicuo. 
Parathelphusini 
. Fronte ui sporgente biloba. Propotamonini 
. Fronte normale. 7 
. Canale branchiale giungente al livello dell’epistomio.  Potamonini 
. Canale branchiale prolungato fino al livello della fronte Deckenint 


Platythelphusinae 


Il solo genere Plathythelphusa rappresenta questa famiglia, esso è 
stato mal caratterizzato da Rathbun (1, b) è quindi necessario riferirsi 
alla memoria e sopratutto alla figura di Milne-Edwards (1). Limnothel- 
phusa Cunnington va passato in sinonimia di Platythelphusa, 


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Trichodactylinae. 
Chiave per i generi (Rathbun, 1, a): 


. Superficie quasi liscia, senza cresta trasversale ottusa 2 
. Superficie ineguale, spesso con una cresta smussata che decorre at- 


traverso la regione branchiale. Valdivia 


. Denti laterali poco numetosi, piccoli, appena sporgenti, o del tutto 


assenti. Orbite ed occhi piccoli. ; Trichodactylus 
Denti laterali accentuati, di solito spiniformi, spesso numerosi. Or- 
‘bite ed occhi grandi. Dilocarcinus 


Pseudothelphusinae. 


. Esognato del terzo gnatopodo più lungo dell’ischio dell’endognato. 


Epilobocera 


: Esognato del terzo gnatopodo più breve dell’ischio dell’endognato, 


(Pseudothelphusa) 2 


. Denti latero anteriori della corazza piccoli o assenti 3 
. Denti latero anteriori grandi e spiniformi Potamocarcinus 
. Margine vicinale del meropodite del terzo gnatopodo combaciante 


per tutta la sua lunghezza col margine distale dell’ischio 
Pseudothelphusa 


. Margine vicinale del meropodite con la metà interna distaccata dal 


margine distale dell’ischio Rathbunia 
Ciò concordemente ad Ortmann (2). 


È Gecarcinucinae. 


La tribù degli Hydrothelphusini è rappresentata dal solo genere 


Hydrothelphusa. 


Per i Parathelphusini vale la tavola data da Alcock (4) per i Ge- 


carcinucinae con qualche modificazione per l’aggiunta del sottogenere 
 Lepidothelphusa. 


SAW N Ne 


Occhi ravvicinati; fronte più stretta della larghezza dell’orbite 2 
Occhi distanti; fronte più larga della larghezza delle orbite 3 


. Angolo inferiore esterno delle orbite formanti una sorta di doccia. 


Nessuna traccia di. dente epibranchiale  Gecarcinucus 


. Orbite normali. Tubercoli o denticoli epîbranchiali presenti 


Cylindrothelphusa 


. Creste epigastriche e postfrontali distinte e prominenti & 
. Creste epigastriche e postfrontali più o meno indistinte 8 
. Esopodite del mascellipiede esterno con cospicuo flagello piumoso 5 
. Esopodite del mascellipiede esterno con flagello mancante o vesti- 


giale o incostante Phrichothelphusa 


pira Men 


. Una spina al margine superiore distale del meropodite dei chelipedi 


5 
Parathelphusa 
5. Nessuna spina al margine distale superiore del meropodite dei che- 
lipedi 6 
6. Una larga espansione cristiforme lungo il margine superiore del me- 
ropodite del chelipede maggiore del maschio —Lepidothelphusa 
6. Nessuna espansione cristiforme sul meropodite dei chelipedi 7 
7. Creste epigastriche e postorbitarie sulla stessa linea non separate o 
appena separate Barythelphusa 
7. Cresta epigastrica distintamente separata dalle reste postorbitarie e 
. collocate anteriormente Oziothelphusa 
8 Una spina subterminale sul margine superiore del meropodite dei 
chelipedi . Perithelphusa. 
8. Nessuna spina subterminale sul «margine superiore del MesoPARD 
dei chelipedi 9 
9. Esopodite del mascellipiedi esterno con flagello Linea 
9. Esopodite del mascellipiede esterno privo di flagello Globithelphusa 


Parathelphusa blanfordi è da me considerata al appartenente 


al sottogenere Oziothelphusa. 


Potamoninae. 


Alla tribù dei Propotamonidi appartiene il solo genere Erimetopus, 
e solo Deckenia ai Deckenini. Per i Potamonini vale la chiave di 
Alcock (4) dopo aver sottratto Plathythelphusa, MIRO ed 
Erimetopus. 
1. Margini antero-laterali del cefalotorace serrulati o ci ma non 
fortemente spinosi o laciniati' oltre al singolo paio di spine epi- 


branchiali, se presenti 2 
1. Margini antero-laterali del cefalotorace fortemente laciniati 0o' spi- 
nosi. 3 
2. Esopodite del mascellipiede esterno con flagello ben conforgii 3 
2. Esopodite del mascellipiede esterno con flagello rudimentale o as- 
sente Potamiscus 
3. Creste Pl e spine AREE poco. distinte o mancanti 
Geothelphusa 
4. Creste epigastriche e postorbitali discontinue .  Potamon 
4. Creste epigastriche e postorbitali disposte: in una sola linea con- 
tinua Potamonautes 
5. Flagello antennale ed articolo terminale del peduncolo antennale 
rudimentali e non appariscenti Parapotamon ) 
5. Flagello e peduncolo antennali normalmente conformati 


Acnntie eo 


Md pet 


Per quanto riguarda le specie, il valore di molte di. esse, secondo 
il mio modo di vedere è assai dubbio. Molte infatti sono fondate su 
caratteri poco validi quali la maggiore o minore rugosità dello scudo dor- 
sale o di qualche regione di esso, la maggiore o minore larghezza del 
corpo rispetto alla lunghezza, ecc. Chi abbia con Accuratezza esaminato 
gran numero di esemplari di una medesima specie, segnatamente se di 
varie località e di età diverse, si accorge di quanto ampie siano le 
oscillazioni pendolari che essa presenta. Anche l’aspetto del mesopodite 
del terzo endognato e la forma dell’addome maschile, a cui pure si dà 
tanta importanza dal punto di vista sistematico, subiscono variazioni 
notevolissime da un individuo all’altro, come hanno dimostrato le os- 


servazioni di Matteotti su Potamon edule. lo sono convinto che una . 


revisione fatta con criteri un po’ reduttivi, cancellerebbe una parte non 
indifferente delle specie oggi ammesse. 


Delle specie da me studiate 9g appartengono ai Trichodactylinae, 
15 ai Pseudothelphusinae, 13 ai Gecarcinucinae e 14 ai Potamoninae, 
come risulta dal seguente elenco: 


1. Trichodactylus (Trichodactylus) fluviatilis Latreille. 
2 » » Edwardsii Rathbun. 
3 » (Dilocarcinus) orbicularis Meuschen. 
4. » » pictus Milne-Edwards. 
1 AVI » (Valdivia) petropolitanus Goeldi. . 
6 » RETI. pardalinus Gerstaecker. 
7 » » panoplus Ven Martens. 

8 » ii” Camerani Nobili. 

9 » » borellianus Nobili. 


10. Potamocarcinus nicaraguensis Rathbun. 
11. Rathbunia Festae Nobili, 
12. Pseudothelphusa ecuadorensis Rathbun. 


13... » pi» plana Smith. 
14. » Jouyi Rathbun. 

do; IL terrestris Rathbun. 

16. » americana Saussure, 
17. » aequatorialis Ortmann. 
18. » Nobiliù Rathbun. 

19. » . . fossor Rathbun. 

20. » Conradi Nobili. 

c. DNRFARORARRE dubia n. Sp. 

GR RTO \ Caputii Nobili. 
I Sp. 

24, » Henrici Nobili. 


TE, RE AI e pl OT e GER ate I RR "di, 
P Lig & Cr oc PI È Sa DPI PENE, SIN dat 


— î4 — 


25. Pseudothelphusa peruviana? Rathbun. 
26. Hydrothelphusa agilis Milne-Edwards. 
27. Parathelphusa (Barythelphusa) Modigliani Nobili. 


28. » » Ankaraharae Nobili. 
29, » » _  tridentata Milne-Edwards. 
30. » (Parathelphusa) converu De Man. 

31. » » maculata De Man. 
32. » 3 » Shelfordi Nobili. 

33. » (Lepidothelphusa) Cognettii Nobili. 
34. » (Oziothelphusa) hydrodroma Herbst. 
35. » » Pittarellii Nobili. 

36. » (Liothelphusa) Nobilii n. sp. 
Fira | » Biirgeri De Man. 
38. » » kuchingensis Nobili. 


39. Erimetopus Brazzae Milne-Edwards. i 
40. Potamon (Acanthothelphusa) niloticum Milne-Edwards. 
41. Potamon (Potamon) edule Latreille. i 


42.» » - brevimarginatum De Man. 
43.» » sinnatifrons Milne-Edwards. 
5, » (Potamonautes) dubium Capello. 

45. » » Johnstoni Miers. | 
46.» » perlatum Milne-Edwards. 
Ni» » africanum Milne-Edwards. 3 
48. » (Geothelphusa) Dehaani White. 

49. » » Berardi Andonin. 

50. » » bicristatum De Man. 
bi.» » Neumanni Hilgendorf. 

52. » » Antheus u. sp. 


Le seguenti specie sono state passate in sinonimia : 


Pseudothelphusa lindigiana Rathbun = Ps. plana Smith. 
Potamon Methueni Calman = Parathelphusa Ankaraharae Nobili. 


» incertus Rathbun = » maculata De Man. 
» oxygonus Nobili = » » | 
» senex Fabricius = » hydrodroma Herbst. 
» magrakaromensis Rathbun » » =; 

» Bouvieri Rathbun = » dat » 

» potamios Olivier = Pot. edule. 

» setiger Rathbun = » » 

» ibericum Marchall = » » 

» consobrinun De Man » sinuatifreus Milne-Edwards. 
» mahakkamense Nobili » » i 

» 


Aloysii Sabaudiae Nobili = Pot. Johnstoni Miers. 


E E AAA AO a tito tano î Mie: t 


$ 
Tre specie sono risultate nuove : 


Pseudothelphusa dubia = Ps. Conradi Nobili (partim). 
Parathelphusa Nobiliùi = Potamon kenepai Nobili (in schedis). 
Potamon Antheus. 


È stato stabilito un nuovo sottogenere di Parathelphusa, col nome 
di Lepidothelphusa, per la specie Par. Cognettii. 


I. Trichodactylus (Trichodactylus) fluviatilis Latreille. 
1899. Trichodactylus dentatus var. Cunninghami Nobili 7. 


Per la sinonimia e la bibliogr. cfr. Rathbun (1). 

Un maschio e due femmine provenienti da Os Perus, Rio Juquery, 
Brasile (Nobili, 7) inviati dal Prof. von Jhering. 

Un maschio e una femmina provenienti da Ipanema, Brasile (No- 
bili 7). 

Nobili aveva stabilito con tre campioni di Ipanema una varietà di 
Tr. crassus, pur esprimendo il dubbio che possa trattarsi di una nuova. 
specie. Dall'esame dei due esemplari rimasti al Museo mi sono con- 
vinto non trattarsi che di Tr. fluviatilis. 


2. Trichodactylus (Trichodactylus) Edwardsii Rathbun. 


: 1903. Trichodactylus dentatus Milne-Edwards. 
Sa 1906. Trichodactylus (Trichodactylus) Edmardsii Rathbun. 


Per la completa bibliografia cfr. Rathbun (1). 

Il nome specifico dentatus era stato usato da Randall nel 1845 per 
È Orthosioma dentata — Trichodactylus (Dilocarcinus) dentatus. 

Un maschio di Sào Paulo, Brasile. Dal Museo di Buda-Pest. 


3. Trichodactylus (Dilocarcinus) orbicularis Meuschen. 


1896. Dilocarcinus septemdentatus Nobili 1. 
1898. Orthostoma septemdentatum Nobili 6. 
1906. Trichodactylus (Dilocarcinus) orbicularis Rathbun. 


Per la completa bibl. e sinon. cfr. Rathbun. 
Due maschi adulti, due femmine adulte ed una giovane proveniente 
da Rio Apa, Colonia Risso, Paraguay (Nobili 1). Numerosi maschi e 


3 | femmine, fra giovani e adulti, di Resistencia, Chaco Argentino (No- 
di: bili 1). Cinque maschi e sette femmine provenienti da Carandasinho, 
a Mattor Grosso, Brasile. Anche questi ultimi esemplari sono stati rac- 


‘ colti dal dr. A. Borelli nel suo ultimo viaggio (1899) nell’ America me- 


Cia 


sl Oro, 


ridionale; gli animali vivi offrono un colore rosso fiammante caratte» 
ristico. 


4. Trichodactylus (Dilocarcinus) pictus Milne-Edwards. 


1896. Dilocarcinus pictus Nobili 1. 

1898. Orthostoma pictum Nobili 6. 

1906. Trichodactylus (Dilocarcinus) pictus Bai 
1914. Trichodactylus (Dilocarcinus) pictus Balss. 


Per la bibliogr. e la sinon. cfr. Rathbun. 
‘ Un solo maschio proveniente da Rio Apa, Alto Paraguay INA o 


raccolto e donato dal dr. A. i { 


5 Trichodactylus (Valdivia) petropolitanus Goldi. | 


1899. Dilocarcinus petropolitanus Nobili 7. 
1906. Trichodactylus (Valdivia) petropolitanus Rathbun. 


Per la bibliogr. e la sinon. cfr. Rathbun. | poi 
Un maschio ed una femmina di Os Perus, Brasile (Novili 7) Asta 


viati dal Prof. H. von Jhering. 


6. Trichodactylus (Valdivia) perdalinus Gerstaecker. 


1896. Dilocarcinus pardalinus Nobili 1. 
1906. Trichodactylus (Valdivia) pardalinus Rathbun. 


Per la bibliografia: e la sinonimia cfr. Rathbun. 
Una femmina proveniente da Rio Apa, PAIRENDO. (Nobili 1), raccolta. 


e donata dal Dr. Borelli. 
7. Trichodactylus (Valdivia) panoplus Van Martens. 


1899. Dilocarcinus panoplus Nobili 7. 
1901. Dilocarcinus panoplus ‘var. marmorotus Nobili 12. 


1906. Trichodactylus (Valdivia) panoplus Rathbun. 
1906. » Tre panoplus-marmoratus Rathbun. 


Per la sinon. e la bibliogr. cfr. Rathbun. 

Un maschio ed una femmina di Rio Grande do Sul (Nobili 7); “da 
maschi e quattro femmine provenienti dal Tigre, Rio de la Plata i, f 
bili 12). 1 primi raccolti e donati dal Prof, von Jhering, i secondi dal 


Dr. F. Silvestri. / 


Li 
8. Trichodactylus (Valdivia) Camerani Nobili. 


1896. Sylviocarcinus Camerani Nobili 1. 

1898. Orthostoma Camerani Nobili 6. 

1899. Dilocarcinus Camerani Nobili 7. 

1906. Trichodactylus (Valdivia) Camerani Rathbun. 

Per la sinon. e la bibliogr. cfr. Rathbun. 

Quattro maschi provenienti da Colonia Risso, Paraguay (Nobili 1). 


g. Trichodactylus (Valdivia) borellianus Nobili. 


1896. ipfrctanie Borellianus Nobili 1. 

1898. A » . Nobili 6. 

1899. » i è Nobili 7. 

1901.. Dilocarcinus Borellianus Nobili 12. 

1906. Trichodactylus (Valdivia) Borellianus Rathbun. 


Numerosi esemplari d’ambo i sessi provenienti da Colonia Risso, 
Rio Apa, Paraguay (Nobili 1) raccolti e donati dal Dr. A. Borelli. 
Quattro maschi di Posadas, Argentina (Nobili 12), raccolti e donati 
dal. Dr. F. Silvestri. ' 

La specie era stata identificata da Rathbun (1) con T. pamoplus, 
Nobili (6) pur conservando il nome borellianus ammette l’identifica- 
zione sull’autorità di Rathbun, ma in seguito (7) la definisce come specie 
ben distinta da 7. panoplus. 


10. Potamocarcinus nicaraguensis Rathbun. 


Per la bibliogr. e la sinon. cfr. Ratbbun. 

Numerosi campioni d’ambo i sessi provenienti dal Lago di Managua, 
Nicaragua. Parte di essi donati dall’ing: J. P. Rodriguez, parte dal 
Dr. D. J. Guzman. î 


DI) Rathbunia Festae Nobili. 


1896. Rathbunia Festae Nobili 2. 
1897. A » Nobili 5. 


Per la bibliografia cfr. Rathbun. 
Una femmina proveniente dalla Laguna: della Pita, Darien (No- 
bili 2, 5) raccolta e donata dal Dr. E. Festa. 


12. Pseudothelphusa ecuadorensis Rathbun. 


Per la bibliogr. e la sinon. cfr. Rathbun. 
i Una femmina proveniente da Quito, Ecuador, avuta dal Museo di 
. Parigi. i 


t DE NAZ 


13. Pseudothelphusa plana Smith. 
1870. Pseudothelphusa plana Smith. 


1897. » Lindigiana Rathbun. 
1901. » » Nobili 13. 
1905. » » Rathbun. 
1905. » plana Rathbun. 


Dieci maschi e quattro femmine provenienti da Quito, Ecuador 
(Nobili 13) raccolti e donati dal Dr. E. Festa. 

I campioni esaminati. posseggono tutti la forma degli gnatopodi 
esterni perfettamente simili a quella di Ps. plana Smith. | tre lobi 
della fronte sono molto lievemente accennati, analogamente a Ps. plana. 

I pleopodi copulatori dei maschi corrispondono a quelli di Ps. lin- 
digiana. 

Io credo che coi nomi P. plana e P. lindigiana siano eno. indi- 
cate due forme della medesima specie, a cui spetta, per la legge di 
priorità, il nome di P. planu che data dal 1870. 


14. Pseudothelphusa Jouyi Rathbun. 


Per la bibliograf. e la sinon. cfr. Rathbun. 


Una femmina proveniente dal lago Chapala, Messico, avuta dal- . 


PU. S. Nat. Mus. 


15. Pseudothelphusa terrestris Rathbun. 
Per la bibliogr. e la sinon. cfr. Rathbun. 


Un maschio proveniente da Cuernavaca, Messico. Cambio dell’U. 


S. Nat. Mus. 


16. Pseudothelphusa americana Saussure. 


«Per la bibliograf.-e la sinon. cfr Rathbun. 


Un maschio ed una femmina di Barranca Ibarra, Messico. Cambio 


coll’U. S. Nat. Mus. 


317: Pseudothelphusa aequatorialis Ortmann. 


Per la bibliogr. e la sinon. cfr. Rathbun. bi; 
Tre femmine provenienti da San Josè e Cuchipanba Equador (No- 
bili, 13) raccolto e donato dal Dr. E. Festa. 


18. Pseudothelphusa Nobilii Rathbun. 


1897. Psendothelphusa gr acilipes Nobili 4. 
1898, » Nobilii Rathbun. 
1901. » Nobilii Nobili 13. 
1905. » _Nobilii Rathbun. 


Lit Pe 


Per la bibliogr. cfr. Rathbun. 
Una femmina adulta e tre giovani maschi provenienti dalla valle 
del Rio Santiago, Ecuador (Nobili 4, 13), raccolti e donati dal Dot- 


tore E. Festa. 


19. Psendothelphusa fossor Rathbun. 


1897. Pseudothelphusa Xantusi Nobili 5 
non Pseudothelphusa Xantusi Rathbun. 


Per la bibliogr. cfr. Rathbun. 

Un giovane maschio e tre maschi giovanissimi provenienti da 
La Guayra, Venezuela (Nobili 5), raccolti e donati dal Dr. E. Festa. 
Essi erano stati riferiti da Nobili a P. Xantusi e Rathbun si è atte- 
nuto alla testimonianza di Nobili. Ma dall'esame dei campioni mi ri- 
sulta che essi appartengono a P. fossor, specie già conosciuta per la 
Guayra. L’esognato degli gnatopodi esterni che è discretamente svi- 


— luppato in P. xantusi è invece rudimentale in P. fossor. 


20. Pseudothelphusa Conradi Nobili. 
1897. Pseudothelphusa Conradi Nobili (partim) 2. 


1898. » ST Rathbun 
1901. pure » Nobili (partim) 13. 
1905. » » Rathbun. 


Per la bibliogr. cfr. Rathbun. 

Una femmina di Gualaquiza ed un’altra di San Josè e Cuchipamba, 
Ecuador, entrambe raccolte e donate dal Dr. E. Festa. * 

Nobili (4) chiamò P. Conradi una specie fondata su cinque esem- 
lari raccolti dal dr. E. Festa nell’Equador: di essi una femmina pro- 
viene da Gualaquiza, un’altra da San Josè e Cuchipamba e tre maschi, 
uno degli quali giovane, della Valle del Rio Santiago. Ma la descrizione 
del Nobili è evidentemete eseguita sulle due grosse femmine. Un co- 
tipo femmina fu studiato da Rathbun (1) la quale ebbe anche occa- 
sione di esaminare un maschio della medesima specie. I pleopodi co- 
pulatori di questi sono ingrossati e tronchi all’apice e posseggono un 


. lobo pontuto diretto verso l'esterno. 


I tre campioni maschi di Rio Santiago differiscono totalmente da 
P. Conradi e costituiscono il tipo di un’altra Sese a cui dò il nome 
di P. dubia. 


21. Pseudothelphusa dubia n. sp. 


1897. Pseudothelphusa Conradi Nobili (partim) 4. 
1901. » » Nobili Ce) 13. 


Tre maschi due adulti ed un giovanissimo proveniente dalla valle 
del Rio Santiago, Ecuador. Leg. E. Festa. 

Questa specie è assai affine a PR. Garmani Rathbun e sopratutto 
a P. Caputi Nobili. 

La sutura mediana della fronte è più profonda che in P. Caputîi; 
il margine superiore della fronte è granuloso, molto convesso e profon- 
damente scisso dalla sutura mediana ; il margine inferiore è diviso in 


tre lobi, quello mediano è 


è situato nel mezzo ed è molto convesso e di 


molto sporgente rispetto ai due laterali. Le suture cervicali sono come 


in P. Caputii, ma giungono ai margini laterali. Il margine laterale non 
ha denti più grossi dietro l’angolo orbitario ma,un lieve sollevamento 


del magine stesso ; tutto il margine è finemente denticolato, i denti- 


coli anteriori alla .. cervicale sono più piccoli, un po” irregolari e 
— smussati. i Wi: i 

Lo spigolo supero-esterno del meropodite dei chelipedi è dolcemente | 
arrotondato e: sparso di granulazioni fitte, fini ma aspre; lo spigolo. 
supero- -interno ha due brevi denti conici acuti all’estremità distale, 
segue un terzo dente più lungo e poi una serie di denti decrescenti che 


diventano appena dei granuli nella metà basale ; lo spigolo inferiore È | 


granuloso. In P. Caputii il carpo ha un piccolo tubercolo alla base del | 
| dito mobile, in, P. affinis ha una grossa tuberosità fra la base dei 
due diti. REATO sno 
I diti sono gracili sottili, acuminati, con denti piuttosto Banda 
triangolari, piatti, regolari. 
P. dubia è anche notevolmente affine a P. clausa Rathbun (Rath- 
Banizs Pearse) ma se ne distingue sopratutto per' l’esopodite del ma- 


al 


us esterno che è più breve della metà dell’ischio dell’endopo- 


dite in P. dubia mentre è assai più lungo in P. clausa Me per 6 
l’aspetto dei chelipedi. id, 


I pleopodi copulatori sono laminari distalmente e presentano un. “FU 
breve lobo arrotondato rivolto verso l’esterno, mentre in P. Caputi © 
sono ingrossati e tronchi distalmente ed hanno sporgenza verso l’esterno 


con un lobo spiniforme simile a quello di P. Conradi. 


22. Pseudothelphusa Caputii Nobili. 


1901. Pseudothelphusa Caputii Nobili 13. 


Un maschio proveniente da Rio Peripa, Ecuador. Nor 13), vi 
colto e donato dal Dr. E. Festa. 
I pleopodi copulatori del maschio sono molto simili per forma a 
quelli di P. Conradi (cfr. Rathbun). i 


23. Pseudothelphusa sp. 
1897. Pseudothelphusa Richmondi Nobili 5. 


A lite ia te co at n ME 
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Un maschio giovanissimo di Rio Cucunati, Darien (Nobili 5). 


. L’esemplare è troppo giovane, nè può essere con esattezza determi- 


nato. Non mi pare, ad ogni modo, che sia riferibile a P. Richmondi 
Rathbun. 


24. Pseudothelphusa Henrici Nobili. 


1897. Pseudothelphusa Henrici Nobili 4. 
1901. » n» Nobili 13. 
i 2,05 POCA » Rathbun. 


Per la bibliogr. cfr. Rathbun. Ù 
Due femmine della valle del Rio Santiago, Ecuador (Nobili 4, 13) 
raccolte e donate dal Dr. E. Festa. 
25. ? Pseudothelphusa peruviana. Rathbun. 
1901. Pseudothelphusa peruviana Nobili 13. 


Una giovane femmina della valle del Zamora, Ecuador (Nobili 13) 


- raccolta e donata dal Dr. E. Festa. 


L’esemplare è troppo immaturo perchè si possa procedere ad una 
sicura diagnosi della forma, e il nome di Ps. peruviana, non può 
esserle attribuito se non con grande incertezza. Anche a Nobili del 
resto rimaneva qualche dubbio sulla determinazione. 


26. Hydrothelphusa agilis Milne-Edwards. 


1905. Hydrothelphusa agilis Rathbun. 
1913. » | ONORE Calman. 


Per la completa bibliogr. cfr. Rathbun. 

"Gli esemplari esaminati, otto, maschi provengono da Ankaharara, Ma- 
dagascar. Dono del sig. G. Pittarelli. 

Già Alcock (4) aveva notato che l’articolo terminale del palpo man- 
dibolare di questa specie ha una prominenza alla base, corrispondente 
al palpo accessorio di Parathelphusa, Gecarcinucus e di tutti i Psew- 


‘dothelphusinae. Anzichè ascriverla ai Potamoninae ho creduto, a dif- 


ferenza di Alcock, che H. agilis debba ascriversi ai Gecarcinucinae, 
molto più che la forma dell’addome maschile, benchè di per se stessa 


non decisiva, è quella di un gecarcenucino. Non credo però che sia 
molto giustificato il criterio di stringere stretti rapporti fra il gen. Po- 


: tamon ed il gen. Hydrothelphusa. 


| 27. Parathelphusa (Barithelphusa) Modigliani Nobili. 


‘1900. Parathelpusa tridentata Nobili 10. 
1903. » Modigliani Nobili 14. 
.1905. Potamon (Parathelphusa) Modigliani Rathbun, 


Tre maschi adulti, due giovanissimi e due femmine provenienti dal 
fiume Sereinu, isola Sipora delle isole Mentawei (Nobili 10, 14) ove 
furono raccolti dal Dr. Elio Modigliani. 

La presenza del palpo mandibolare bilobo fa sottrarre Questa forma 
al gen. Potamon e la fa ascrivere al gen. Parathelphusa. Il meropo- 
dite è sprovvisto di spina all’estremità distale superiore : la cresta epi- 
gastrica e le creste postorbitali sono prominentissime e costituiscono 
una linea continua che va fino al dente epibranchiale; l’esopodite del 
terzo mascellipiede possiede un flagello piumoso bene sviluppato. Tali 
caratteri sono propri del sottogen. Barythelphusa. Par. tridentata, che 
era. stata giudicata molto affine alla specie in discorso, appartiene in- 
vece al sottogen. Parathelphusa. Sa 


28. Parathelphusa (Barythelphusa) Ankaraharae Nobili. 


1906. Potamon (Geothelphusa) Ankaraharae Nobili 19. 
1913. Potamon (Potamon) Methueni Galman 2. 


Due campioni, entrambi. maschi provenienti da Ankarahara, Mada-. 
gascar (Nobili 19). Raccolse e donò il sig. G. Pittarelli. 

Il dente epibranchiale è molto meno cospicuo di quanto non risulti 
dalla figura data da Nobili, ed appare soltanto come una lieve spor- 
genza del margine. , 

Alla descrizione di Nobili sono da aggiungere i seguenti caratteri : 


Solco dell’ischio dei mascellipiedi esterni notevolmente distante dal 


margine interno e situato circa a metà della faccia; esognato con fla- 
gello bene sviluppato. Palpo mandibolare con lobo accessorio alla pase 
dell’articolo terminale : tale tobo è piuttosto piccolo. 

Completata in tal guisa la diagnosi di Nobili appare non dubbio che 
questa specie corrisponda perfettamente a Potamon Methueni Calman, 
benchè gli esemplari posseduti dal Museo di Torino siano notevol- 
mente inferiori per dimensioni a quelli studiati dal carcinologo inglese. 

La presenza del lobo accessorio del palpo mandibolare mi fa sot- 
trarre la specie in discorso al gen. Potamon per farmela cuce n 
gen. Parathelphusa. 

I campioni studiati da Calman provenivano di Imerimandrosa, Ma- 
dagascar. 


20. Parathelphusa (Parathelphusa) tridentata Milne-Edwards. 
1900. Parathelphusa tridentata Nobili 10. 
1901. » » Nobili 11. 
1903. » » Nobili 14. 
1905. Potamon (Parathelphusa) tridentatus Rathbun. 
1910. Parathelphusa (Parathelphusa) tridentata Alcock 3. 
1919, » i » » Colosi 2, 


+» “(vp a 


Per la completa bibliogr. e la sinon. cfr. Rathbun (x). 
Una femmina di Sarawak, Borneo (Nobili 11, 14) che raccolse e donò il 
sig. R. Shelford, ed una di Samarinda raccolta e donata dal sig. Bonarelli. 


. 30. Parathelphusa (Parathelphusa) convexa De Man. 


1900. Parathelphusa convera Nobili 10. 
1905. Potamon (Parathelphusa) convexus Rathbun. 


Per la completa bibliografia cfr. Rathbun (1). 

Un maschio ed una femmina provenienti da Giava (viaggio della 
Nave ‘« Magenta ») e già determinati da Targioni-Tozzetti come Para- 
thelphusa tridentata. | 

Dubito che P.(P.) Maindroni Rathbun non sia che un sinonimo 
di P.(P.) convexa. 


31. Parathelphusa (Paratheiphusa) maculata De Man. 


1879. Parathelphusa maculata De Man. 
1900. Potamon an) maculatum Lanchester. 


1900. » » | incertum  Lanchester. 

1901. Parathelphusa maculata Nobili. a 
1901. » » ——o2xygona Nobili 11. 

1903. » i » Lanchesteri Nobili. 

1905. Potamom (Parathelphusa) maculatus Rathbun. 

1905. » » incertus Rathbun.. 

1905, » » . 0xygonus Rathbun. 


Per la completa bibliografia cfr. Rathbun (1) sotto le denomina- 
zioni P. maculatus, P. incertus e P. oxygonus. 1 
Palpo mandibolare bilobo. Esognato del 3° mascellipiede con flagello. 
ben conformato. 
Rathbun ha creato tre specie distinte di quelle forme che Nobili e 
e Lanchester, con ragione, stimavano appartenenti alla medesima specie. 
L’esame del campioni non mi ha fatto scorgere alcun carattere suffi- 
cientemente valido per giustificare la scissione. Passo quindi P. incerta 
e P. oxygona in sinonimia di P. maculata. 
. Il Museo possiede un maschio di Sadong, Sarawak {Nobili 11), un 


maschio di Singapore (Nobili 17), un altro maschio di Singapore (No- 


bili, 11), un maschio ed una femmina pure di Singapore (Nobili, II). 


32. Parathelphusa (Parathelphusa) Shelfordi Nobili. 


1901. Parathelphusa Shelfordi Nobili 11. 
1905. Potamon (Parathelphusa) Shelfordi Ralhbun. 


Meropodite del terzo mascellipiede con margine distale fortemente. 
rientrante. Palpo mandibolare diviso in due lobi; lobo accessorio molto 


sviluppato. Esognato del terzo mascellipiede con cospicuo flagello piu- 
moso. Per gli altri caratteri vedi Nobili (11). 

Questa forma va ascritta al sottogenere Parathelphusa. 

Una sola. femmina di Limbang, Sarawak (Nobili I1). 


33. Parathephusa (Lepidothelphusa) Cognettii Nobili. 
1903. Potamon (Geothelpusa) Cognettii Nobili 15. 
1905. » ZIE » Ralhbun. 


Due maschi ed una femmina del Monte Penrissen, Sarawak (No- 
bili 15); due maschi ed una femmina di Bidi Sarawak. 

Per la minuta descrizione di questa interessante specie cfr. No- 
bili 15. Essa va sottratta al gen. Potamon ed ascritta al gen. Para- 
| thelphusa : è necessario anzi istituire un nuovo sottogenere, a cui dò 
il nome di Lepidothelphusa da collocare accanto al sottogen. Oziothel-. 
phusa quale è stato caratterizzato da Alcock. 

I caratteri del sottogen. Lepidothelphusa n Geothelphusa (partim) 
Nobili] sono i seguenti : 

Nessuna spina sulla corazza; mancano la spina epibranchiale e la 
spina extraorbitaria. Porzione epigastrica dalla cresta postfrontale netta- 
mente separata dalle creste postorbitali ed anteriore rispetto a queste. 
Fronte larga. 

Palpo mandibolare bilobo. 

Terzo mascellipiede con esognato cospicuamente flagellato ; nessun 
solco longitudinale sul meropodite dell’endognato. 

Margine superiore del meropodite dei chelipedi senza alcuna spina. 
subterminale, ma con larga espansione cristiforme nel chelipede mag- 
giore (destro) del maschio. | 


34. Parathelphusa (Oziothelphusa) hydrodroma Herbst. 


1887. Telphusa (Oziothelphusa) hippocastanum Miiller. 
1897. Potamon (Potamon) hydrodronum Ortmann. 
1897. » » aurantium Ortmann 

1903. Potamon Leschenaudii Nobili 

1904. Potamon (Potamon) hydrodromus Rathbun. 


1904. » » senex Rathbun. 

1904, prata » magrakaromensis Rathbun. 
1904.» » Bouvieri Rathbun. 

1909. Parathelphusa (Leschenaultia) hydrodroma Alcock. 
1909. » (Oziothelphusa) » Aleock. 
1910. » » » Alcock. 
1910. » » Bouvieri Alcock. 


1919, » Buti hydrodroma Golosi, 


, ei IBS) pa 


— 25 — 


Per l’abbondante letteratura e la complicatissima e spesso dubbia 
sinonimia di questa specie cfr. anche Rathbun (1) sotto le varie de- 
nominazioni di P. hydrodromus e di P. seneax. i 


35. Parathelphusa (Oziothelphusa) Pittarellii Nobili. 


1905. Potamon (Potamon) Pittarelliù Nobili. 
1913. rc Rio » Calman. 


Il palpo mandibolare è bilobo ; il lobo accessorio è piuttosto pic- 
colo. L’esognato del ferzo mascellipiede, è fornito di flagello bene 
sviluppato. i 

Questa specie va sottratta al gen. Potamon ed ascritta a Para- 
thelphusa. 

Un solo maschio di Moramanga, Madagascar. 


36. Parathelphusa (Liothelphusa) Nobilii n. sp. 


Potamon saribanensis Nobili (in schedis). 
1903, Potamon (Geothelphusa) kenepai Nobili. 
non Potamon (Geothelphusa) Kenepai De Man. 


Forma piccola ; cefalotorace quasi quadrato poco più largo anterior- 
mente che posteriormente. Fronte rettangolare con. margine anteriore 
più o meno nettamente bilobo. Porzioni epigastriche della cresta post- 


frontale molto salienti e divise da un profondo solco. Creste postorbi- 
tali arrotondate e quasi indistinte, nettamente separate dalle creste epi- 


gastriche. Solchi cervicali cospicui. Regioni branchiali crestate. Dente 
epibranchiale piccolo, più o meno distinto, spesso smussato, a cui segue | 
qualche minuto denticolo. Orbite larghe, grandi, con angolo esterno 


 acuminato. Fra il dente extraorbitale e il dente epibranchiale può esser 


presente un denticolo. 
Mandibole con palpo bilobo. 
Mascellipiedi del terzo paio con esognato fornito di flagello, endo- 


do gnato con ischio provvisto di solco longitudinale vba distante dal 


margine interno. 


Chelipedi gracili, allungati ineguali. (Dei tre campioni posseduti dal 
Museo solo due, un maschio e una femmina sono provvisti di entrambi 


i chelipedi:.nell’uno è maggiormente sviluppato il destro, nell’altra il 


Di sinistro). Meropodite con spigoli finemente dentellati a facce scabre ; il 


LI 


‘margine superiore è sprovvisto di spina prossima. all’estremità, il mar- 


gine inferiore interno nei chelipedi maggiori presenta una spina alla 
estremità. Carpo con una robusta ed acuta spina sul margine interno. 


| Propodite molto gracile ed allungato. Dita lunghe diritte, a contatto 


da gta: 


l’uno dell’altro, appena adunche all’estremo apice, con denticoli minuti 
sui margini combacianti. 

| Pereopodi allungatissimi, Je tre prime paia più lunghe del doppio 
e l’ultimo paio poco meno del doppio della larghezza massima dello 
scudo. 


Addome maschile allungato ed assottigliato : 6° e 7o segmento stretti 


e lunghi, subeguali. Addome femminile grande, BIONEGIIe fino all’in- 
serzione del terzo paio di mascellipiedi. 

Ì] campioni esaminati portano le seguenti indicazioni n.. 1570 Po- 
tamon saribanensis Nob. Tipî : Sarawak, Monte Sariban, R. Shel- 
ford 1902. Ma nel lavoro di Nobili che si riferisce alla fauna, carcino- 
logica di Borneo (15) essi vengono menzionati sotto il nome di Potamon 
(Geotelphusa) Kenepai. Ora benchè la specie in discorso presenti 


delle notevoli rassomiglianze con Pot. (Geot.) Kenepai di De Man. 


pure ne è nettamente distinta non solo per la maggiore lunghezza dei 
pereopodi, ma sopratutto per le dimensioni e per la forma dei chelipedi 
che in Pot. Kenepai De Man sono robusti, con spina interna del carpo 
non pontuta, ed hanno delle dita grosse, il superiore fortemente ricurvo 
e scuro all’estremità, in modo che fra l’uno e l’altro rimane un largo 
spazio vuoto; il dito immobile oltre a fini dentellature presenta un 
grosso dente. Inoltre mentre in P. Kenepaiî De Man in margini orbi: 
tari interni formano col margine frontale un angolo largamente ottuso, 
in P. Nobilii formano un angolo quasi retto. 

Parathelphusa (Liothelphusa) Nobilii sembra affine a Potamon 
(Telphusa) bidiense Lankester e Potamon (Geothelphusa) bidiens 


Rathbun|] e a Pot. (Geot.) araneus Rathbun l’una di Borneo e l’altra 


dell'Indocina francese ; ma mi è impossibile, per mancanza di alcuni 
importanti caratteri, stabilire esatti confronti. 

Questa specie è dedicata al compianto carcinologo Giuseppe No- 
bili. 


37. Parathelphusa (Liothelphusa) Birgeri De Man. 


1903. Potamon si ci Burgeri Nobili 15. 
1905. » » LT Rathbun. 


Per la completa bibliografia cfr. Rathbun. 

Sono da aggiungere i seguenti caratteri : Palpo mandibolare bilobo. 
Flagello dell’esognato del mascellipiede esterno ben conformato. 

Il meropodite del terzo mascellipiede è tanto lungo che largo, 
mentre dalle figure di De Man risulta notevolmente più largo che 
lungo. Ma i caratteri di De Man sono tratti da esemplari giovani di 
mm. 10,25 e mm. I1,59, mentre il campione del Museo di Torino è 
lungo mm. 18. 


MTRARNIO VERS SIA 


Sal z > . 
x“ U 


Una femmina molto grossa di Samarinda, Borneo (Nobili 15) e un 
maschio senza indicazione di località. 


38. Parathelphusa (Liothelphusa) kuchingensis Nobili. 


1901. Potamon (Geothelphusa) Kuchingense Nobili 11. 
1905. » » Kuchingensis Rathbun. 


Una femmina proveniente da Kuching, Sarawak (Nobili 11). 

Questa forma va sottratta al gen. Potamon ed ascritta al gen. Pa- 
rathelphusa ed al sottogen. Liothelphusa. Infatti il palpo mandibolare 
è costituito da due lobi di cui quello accessorio molto sviluppato, il me- 
ropodite dei chelipedi è inerme, la cresta postorbitale è obsoleta, l’eso- 
podite del terzo paio di mascellipiedi è cospicuamente flagellato. Ai 
caratteri della diagnosi di Nobili è ancora da aggiungere che l’ischio 
dell’endognato del terzo paio di mascellipiedi è percorso da un solco 
prossimo al margine interno e che il meropodite è fortemente concavo 


nella faccia ‘esterna e si presenta quasi quadrato. 


39. Erimetopus Brazzae A. Milne-Edwars. 


Per la sinonimia e la bibliografia cfr. Rathbun. 
Una femmina del Congo. Avuto per cambio dall’U. S. Nat. Mus. 
con la determinazione E. spinosus Rathbun. 


40. Potamon (Acanthothelphusa) niloticum Milne-Edwards. 


| 1905. Potamon (Parathelphusa) niloticus Rathbun. 
1910. » (Acanthothelphusa) niloticum Alcock. 
1919. » MAO i »  Colosi. 
1906. Parathelphusa nilotica Nobili 20. 


Per la completa bibliografia cfr. Rathbun. 

Numerosi campioni maschi e femmine provenienti da Wadi Halfa, 
Alto Egitto. Raccolti e donati dal sig. Camillo Lessona. 

Sei femmine e due maschi raccolti nel Victoria Nyanza presso Toro 
ed Ibanda dal dr. A. Roccati, durante la spedizione di S. A. R. Luigi 
di Savoia, duca degli Abruzzi al Ruwenzori. 

Un maschio ed una- femmina di Kartum. 


4I. Potamon (Potamon) edule Latreille *). 


1804. Cancer potamios Olivier. 
1800). » ibericus Marchall de Bierberstein. 


(#1 Considerando come preoccupato (Cfr. Rathbun, pag. 254) il nome di 2. /w- 
viatile, nella sinonimia da me sostenuta la priorità apparterrebbe al nome fozamzios 


SEO E 


1818. Potamophilus edulis Latreille. 
1904. Potamon (Potamon) edulis Rathbun. 


1904. » » potamios Rathbun. 

1904, » » setiger Rathbun. 

1904. » » ibericus Rathbun. 

1910. » » fluviatile var. ibericum Alcock. 
1910. pale » » » edule Alcock. 
1910. » » » » gedrosianum Alcock. 
1910. » » » » monticola Alcock. 
1913. » » edulis var. rhodia Parisi. 

1919. » » edule Matteotti. 

1919. » da edule Golosi. 

1919. » » potamios Golosi. 


Per la abbondantissima bibliografia anteriore al. 1904 cfr. Rath- 
bun (1) sotto i nomi di P. edulis, P. potamios e P. ibericus.: 

Rathbun (1) osserva che «le crabe fluviatile de l'Europe méridio- 
nale est censé habiter les pays qui bordent la Méditerranée, de l’Italie 
à Costantinople au nord, et du Maroc 4 l’Ègipte et en Syrie au sud, 
Il me semble pourtant que, dans ces limites, on peut distinguer trois 
formes particulières, que j'ai désignées comme espèces, bien que pro- 
bablement ou puisse trouver plus tard qu’elles sont jointes par des 
formes intermédiaires ». Le forme di cui parla Rathbun sono P. edule, 
P. potamios e P. setiger Rathbun. Del resto il fatto che P. edule e 
P. potamios siano statà per molto tempo e frequentemente confusi è 
già un indizio, benchè non sufficiente, per pensare che le due forme 
non siano troppo :bene caratterizzabili come specie. Ortmann (1) indi- 
cava col nome P. fluviatile (= P. edule) degli esemplari di Beyruth 


(Siria) appartenenti alla forma potamios ; egli quindi non ammetteva 


che una sola specie. 
Alcock considera la forma mediterranea P. edule e la forma orientale 
P. ibericum come varietà di P. fluviatile (egli mantiene questo 


, nome), aggiungendo ancora quali varietà di tale specie le due forme 
indiane gedrosianum del Belucistan e monticola del bacino del Bra- 


maputra. 


lo (2), dopo accurato esame di numerosi esemplari tipici provenienti 


dall’isola di Cipro, pur notando le differenze fra le due forme edule e 
potamios, ho fatto nuovamente osservare che facilmente si trattava 
della medesima specie. 


usato da Olivier nel 1804, anzichè ad edu/e usato per la prima.da Latreille nel: 


1818. Però essendo quest’ultimo nome universalmente conosciuto e generalmente am- 
messo, credo che si possa derogare dalle Regole stabilite per la nomenclatura zoo» 
logica. } 


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L’esame dei vari campioni di P. edule, P. potamios e P. ibericuin 
nonchè le testimonianze dégli autori mi convincono ora pienamente 
che ci troviamo presenti ad una sola specie, con varie forme regionali, 
che occupa una vastissima area corrispondente all’incirca alle terre della 
regione temperata calda apparse emesse nella seconda metà del ter- 
ziario in seno all’antico mediterraneo. Vediamo ora come si passi gra- 
datamente dall’una all’altra forma e come in generale le variazioni si 
susseguono da occidente verso oriente. Giova anzitutto richiamare 
alla memoria la distribuzione geografica delle varie forme, la quale ri- 
sulta dal seguente specchio (vedi tabella pag. 30). 

Nella forma europea di P. edule la lunghezza del cefalotorace è . 
circa 0,85-0.87 della larghezza massima ; la forma africana è alquanto 
più larga, essendovi tra la larghezza massima e la lunghezza il rap- 
porto di 1: 0,80 0,85. La forma di Rodi: e la forma potamios sono più 
larghe presentando la prima il rapporto medio di 1: 0,77-0,70 e la se- 
conda il rapporto medio di 1: 0,70-0,82. La var. setigerum presenta 
il rapporto di 1: 0,79-0,8I presso a poco uguale a quello delia var. po- 
tamios. 

Andando ancora verso oriente il cefelotorace si allunga nuovamente 
cosicchè in P. edule ibericum, P. edule gedrosianum e P. edule 
monticola ritroviamo a un dipresso gli stessi rapporti St nella forma 
tipica occidentale. 

1 lobi epigastrici sono molto all’innanzi nelle forme europee ed afri- 


cane, nella var. rhodium sono meno avanzati, meno avanzati ancora 


in P. potamios e P. ibericum per tornare a portarsi in avanti come 
nelle varietà europea ed africana in P. gedrosianum. 

Il meropodite dei pereopodi si appiattisce passando dal P. edule 
tipico a P. potamios attraverso P. rhodium (anche P. setigerum. 
a giudicare dalla figura di Rathbun l’appiattimento è notevole) per tor- 
nare ad assottigliarsi in P. ibericum. In P. gedrosianum è notevol-' 
mente appiattito come si rileva dalla figura di Alcock (3). 

Il meropodite dell’esognato esterno presenta una concavità all’angolo 
distale interno nella forma europea di P. edule, nella forma africana 
vi è soltanto un taglio diritto anzichè una concavità, in P. rhodium 
la concavità è lievissima, in P. potamios affetta il margine distale (ma 
in un campione della Palestina da me esaminato essa occupa ancora 
l’angolo distale interno, e simile disposizione si osserva anche nella. fi- 
gura di Rathbun [1, a] tratta da un esemplare di Alessandria, Egitto); 
in P. ibericum l'angolo distale interno è tagliato come nella forma afri- 
cana di P. edule, mentre CARDIO esterno è dolcemente arrotondato 
come in P. rhodium. s 

Non esiste alcuna caratteristica differenza fra l’addome maschile 
delle varie forme. SBN 


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In quanto alla ruvidità dello scudo vi sono in ciascuna forma tutti 
i passaggi verso le altre forme. 

La var. setigerum caratterizzata dai numerosi peli che la ricoprono, 
trova riscontro in varietà di molti altri brachiuri. | 

Per tutte le considerazioni su esposte è dunque lecito concludere 
che P. edule è una specie molto diffusa, e che si presenta sotto le 
varie forme o varietà regionali di P. edule europaeum, africanum, 
rhodium, setigerum, potamios, ibericum, gedrosianum, monticola. 

È notevole il fatto che le aree occupate dalle suddette forme non 
s’interferiscono mai, il che non è certo contrario alla tesi da me so- 
stenuta. 
I campioni posseduti dal MUSEO, di Torino provengono dalle se- 
guenti località: 

var. europaeum - Scandicci, Firenze (ct* N. Passerini); Toscana; 
Bevagna, Umbria (Dr. Silvestri); Perugia (Prof. Rosa); Roma (Coll. 
Manzone); Capaccio, Salerno (Dr. Peracca); Catania (Cap. Bazzetta); 
località sconosciuta (mercato di Torino); 

var. africanum - Tunisia (Dr. Festa); Algeria (Prof. Camerano) ; 

var. rhodium - Rodi (Dr. Festa); 

var. potamios - Siria (Dr. Festa); Djerach, Palestina (Dr. Festa); 

var. ibericum - Erivan, Armenia ; Persia (Dr. Roccati). 


42. Potamon (Potamon) brevimarginatum De Man. 


1900. Potamon (Potamon) Larnaudi var. brevimarginatum Nobili. 
- 1901. » » brevimarginatus Rathbun. 
pat Erano » » :. Alcock. 


Per la completa bibliografia cfr. Rathbun. 

Un maschio proveniente dalla foresta di Si-Rambè, Lago Zoba, Su- 
matra ; leg. Modigliani (Nobili). 

Palpo mandibolare semplice; esognato dei mascellipiedi del terzo 


paio con flagello bene sviluppato. 


L’esemplare esaminato appartiene senza alcun dubbio a P. brevi- 
marginatum. Il carattere di questa specie, già rilevato da Rathbun (1), 
di possedere il primo pleopodo maschile con l’estremità un po’ ingros- 
sata e tronca e valido per distinguerla da P. Larnaudti che ha tale 
pleopodo con estremità assottigliata. 


43. Potamon (Potamon) sinuatifrons Milne Edwards. 


1899. Potamon (Potamon) consobrinum De Man. 
1899. >» SAT mahakkamense De Man. 
1901. » » sinuatifrons Nobili 11. 


AA 


1903. Potamon (Potamon) sinuatifrons Nobili 15. 


1903. » » consombrinum Nobili 15. 
1904. » VON) sinuatifrons Rathbun. 
1904.» » consobrinus Rathbun. 


1904. » » mahakkamensis Rathbun. 


Per la completa bibliografia e sinonimia cfr. Rathbun (1) sotto le 
tre denominazioni di P. sinuatifrons P. mahakkamensis,. Jos conso- 
brinus. 

Le tre denominazioni suddette devono essere considerate come si- 


nonime. Probabilmente anche P. Doriae Nobili è. da passare in sino- 


nimia di P. sinuatifrons, non essendo i caratteri dati dall'autore (Na: 
bili 10) sufficienti per stabilire una specie. 


Palpo mandibolare semplice. Flagello dell’ orta del terzo ma- 


scellipiede bene sviluppato. 


Un maschio di Simanggang, Sarawak, inviato dal sig. R. Shelrokao! 


(Nobili 11); un giovane maschio ed una femmina del Monte Matang, 


“Sarawak, inviato dal sig. R. Shelford (/. mahakkamense Nobili (15) 


e un grosso maschio di Kuching, Sarawak pure inviato dal sig. Shelford. 


(P. consobrinum Nobili (15). La forma descritta da Nobili come 
P. mahakkamense sembra piuttosto il P. consobrinum De Man, 2 
giudicare dai solchi protogastrici e dall’epistomio, 


44. Potamon (Fotamonauees, dubium Brito Capella: 


1896. Thelphusa ia var. Jallae Nobili 3. — 

1905. Potamon (Potamonautes) dubius Jallae Rathbun. 
1918. » » : dubius Golosi 1. 
1919.» » +.  dubium Colosi 2. 

Per la completa bibliografia cfr. Rathbun. 


Cinque esemplari, quattro maschi ed :una femmina, raccolti a Ka- 


zungula, alto Zambesi, e donati dal Rev. L. Jalla (Nobili 13). 


45. Potamon (Potamonautes) Johnstoni Miers. 


1885. Thelphusa depressa var. Johnstoni Miers. 


1887. » » » » Milne-Edwards.. 
1897. Potamon (Potamonautes) Johnstoni Ortmann. 
1905.» ». » Rathbun. 

1906. » » —  Aloysii Sabaudiae Nobili 20. 
1903. » » » » Nobili 21 
1909. » » Johnstoni Calman. 

19192. » » » Lòmberg. 


—H- 


Due esemplari: un maschio proveniente da Ibanda, Uganda, ed 
una femmina di Bijunga, 3505 m., Uganda. Essi furono catturati du- 
rante la spedizione al Ruwenzori di S. A. R. il Duca degli Abruzzi. 

Nobili: (20) li descrisse come appartenenti ad una nuova specie; ma 
la sua diagnosi, come fu giustamente osservato da Calman (1), è tal- 
mente breve che riesce impossibile farsi un concetto della specie. Bi- 
sogna però dire che Nobili non potè scrivere altro che la diagnosi pre- 
liminare, che fu ripetuta integralmente nell’opera complessiva delle Re-. 
lazioni scientifiche della Spedizione al Ruwenzori (21) pubblicata dopo 
la morte dell’autore. 

Ad ogni modo riesaminando i due esemplari posseduti dal Museo, 
ho potuto constatare che essi sono da riferirsi senza alcun dubbio a 
Potamon (Potamonautes) Johstoni, la quale specie è stata egregia- 
mente ridescritta da Calman (1) su esemplari del Ruwenzori e sui tipi 

già studiati da Miers e provenienti dal Kilimangiaro. 

i Gli esemplari di Ibanda e di Bijunga rassomigliano più a quelli del 
Ruwenzori che a quelli del Kilimangiaro ; il meropodite dei  chelipedi 
presenta infatti una serie di granuli più cospicui lungo il margine su- 
periore, e non delle dentellature. Così pure le porzioni anteriori 
. dei margini laterali del cefelotorace ‘non presentano intaccature. sensi- , 
bili. 

L’ischio dell’endognato esterno privo di solco longitudinale. nel cam- 
pione di Bijunga, con lieve solco più vicino al margine interno che 
all’esterno ed.un po’ obliquo nel campione di Ibanda. Meropodite per- 
fettamante piano, con margini non ‘affatto sollevati. Esognato con 
| flagello ben conformato. Palpo mandibolare semplice. 

P. Johnstoni è stato finora trovato in tre regioni che circondano il 
+ Victoria Nyanza. 

È possibile che P. Hilgendorfi Pfeffer e P. ambiguus Rathbun 
siano sinonimi di P. Johnstoni, ma l’area di distribuzione non ne 
verrebbe per ciò aumentata. 


46. Potamon (Potamonautes) perlatum Milne-Ewards. 


Potamon (Potamonautes) perlatum Doflein. 
» » Anchietae Rathbun. 
» » perlatus Rathbun. 


Doflein' passo P. Anchietae Brito Capello in sinonimia di P. 
perlatum Milne-Edwards. 

Per la bibliografia e la sinonimia cfr. Rathbun e Doflein. 

Palpo mandibolare semplice. Flagello dell’esognato del mascellipiede 
esterno normalmente sviluppato. 

Due femmine ovigere della Regione Limoru, Africa equatoriale. 


— 


47. Potamon (Potamonautes) africanum A. Milne-Edwards. 


1904. Potamon (Potamonautes) Aubryi Doflein (partim). 
1905. » DIRO ofricanus Rathbun. 


Per la sinonimia e la bibliografia cfr. Rathbun. 
Un maschio raccolto nel Congo e donato dall’Ing. Gariazzo. 


Palpo mandibolare semplice. Flagello dell’esognato del terzo mascel- 


lipiede bene sviluppato. 


48. Potamon (Geothelphusa) Dehaani White. 


1905. Potamon (Geothelphusa) Dehaani Rathbun. 
1907. Geothelphusa Dehaani Stimpson. 

1916. Potamon (Geothelphusa) Dehaami Parisi. 
1918. » » » Golosi. 
1910. » » » Alcock. 


Per la completa bibliografia cifr. Rathbun. 
Una femmina proveniente da Jokohama, Giappone; viaggio della 
R. Nave Magenta. i i 


49. Potamon (Geothelphusa) Berardi Audonin. 


Per la completa bibliografia cfr. Rathbun. 

Due esemplari, una femmina giovane ed una adulta provenienti da 
Wadi-Halfa, Nubia, Egitto, raccolte e donate dal signor Camillo Les- 
sona. 


so. Potamon (Geothelphusa) bicristatum De Man. 


1899. Potamon (Geothelphusa) bicristatum De Man. 
- 1903. » » » Nobili 25. 
-1905. » » bicristatus Rathbun. 


x 


Il palpo mandibolare è semplice. L’esognato del terzo mascellipiede 
possiede un flagello piumoso bene sviluppato. Solco dell’ischio dell’en- 
dognato ugualmente distante dal margine interno e dall'esterno. 

Una femmina del monte Matang, Sarawak, raccolta ed inviata dal 
sig. Shelford (Nobili 15). 


51. Potamon ai Neumanni Hilgendorf. 


1905. Potamon (Geothelphusa) Neumanni Rathbun. 
1914. » » » De Man. 


Per la completa bibliografia cfr. Rathbun. 


Numerosi esemplari provenienti dell’Alberto Nyanza, Uganda. (dono. 


di Père Roche, marzo 1908). 


SM Re ica Ue e ai reni fi 


Ho creduto di identificare gli esemplari da me studiati con P. Newu- 
manni Hilgendorf ritenendo che le differenze rispetto alla forma tipica 
siano da attribuire a variazione geografica; è specialmente a P. Neu- 
manni var. laetabilis De Man che essi si avvicinano specialmente. 
De Man stabilì la sua varietà sopra esemplari dello Scioa, Abissinia, 

L’ischio dell’endopodite dei piedimascelle del terzo pajo porta un 
solco appena visibile o del tutto indistinto posto un po’ più presso al 

margine interno che all’esterno ; più spesso non v’è traccia alcuna di 
solco anzi la superficie appare E. ed uniformemente con- 


vessa. L'aspetto del merognato è simile a quello della forma tipica. 


Negli esemplari meno vecchi esiste una cresta post-frontale con una 


linea distintamente granulata che comincia agli angoli epibranchiali e 


‘s’inoltra talora sino ai lobi epigastrici ma spesso si sospende dietro le 


orbite oculari; negli esemplari più vecchi tutta la cresta post-frontale 
è smussata e liscia. 


52. Potamon (Geothelphusa) Antheus n. sp. 


Un maschio del Sud-Ovest Abissinia. Dono del Sig. D. Btrielli. 

Forma grande lunga mm. 39 e larga mm. 56,5. Cefalotorace molto 
allargato anteriormente. Fronte lievemente quadriloba, larga mm. 15. 
Orbite piccole, larghe mm. 8,5. Porzioni epigastriche della cresta post 
frontale cospicue, separate da un profondo solco, giungenti sulla linea 
mediana al livello delle orbite; le porzioni orbitali sono ottuse e ap- 
pena accennate in prossimità delle porzioni epigastriche, ben delineate 


«da una sporgenza lineare sottile lateralmente, terminano ai lati portan- 


dosi bruscamente in avanti verso un dente epibranchiale obsoleto. La 


regione mesogastrica è appena distinta dalle protogastriche, mentre è* 
ampiamente e profondamente separata dalle branchiali e dalla cardiaca. 


. Solco cervicale accentuato fra la regione protogastrica e la branchiale, 


evanescente in corrispondenza dell’area epatica, al cui inizio vi è una. 
intaccatura rivolta verso la regione branchiale. Un profondo solco di- 
vide l’area branchiale anteriore dalla posteriore. Margini laterali dello 


. scudo lisci. Dei denti epibranchiali si scorgono le traccie per una lieve 


intaccatura in corrispondenza della cresta postfrontale. Le due intacca- 
ture sono distanti mm. 43 e distano dall’angolo esterno dell’orbita mm, 6, ti 
La proiezione dello scudo all’esterno dell’orbita è di mm. 14. 

Palpo mandibolare semplice. 

Terzo paio di mascellipiedi con esopodite giungente a metà del me- 
ropodite dell’endopodite, il quale ha il margine distale interno concavo 
e formante col margine anteriore e col margine laterale interno due 
angoli il primo dei quali acuto, il margine anteriore è notevolmente 
concavo; ischio senza solco longitudinale, 


Chelipedi robustissimi ; il destro, più sviluppato del sinistro, ha il 
propodite lungo mm. 48 e largo mm. 21,5. Dito immobile un po’ pie- 
| gato in basso ma adunco all’estremo distale; margine superiore dentel- 
lato, con due denti più sviluppati posti a metà delle lunghezze e sepa- 
rato di quattro denticoli. Dito mobile quasi cilindrico, relativamente 
sottile, fortemente curvo, dentato nella metà distale con due denti un 
po’ più grandi degli altri. Entrambi i diti sono esternamente percorsi 
da strie punteggiate. Carpo con una robusta spina. Meropodite senza! 
spina. 

Addome maschile con l’ultimo segmento appena più lungo del pe- 
nultimo il quale ha mm. 8 di lunghezza e mm. 12 di larghezza basale ; 
il terzultimo segmento è-lungo mm. 5. 

Potamon Antheus è affine a P. (G.) Emini. Hilgendorf da cui si 
distingue sia per la mole molto maggiore, sia per la presenza di co- 
spicui lobi epigastrici, sia per l’assenza del solco ischiale nel terzo paio 
di gnatopodi, sia per la maggiore larzoezza in rapporto alla Mio 
e per l’ampiezza della fronte. i 


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Zool, Anat. comp. Univ. Torino, XII, n. 280, 1897, 


Id. 
Id. 
Id. 


Id. 


Id. 
Id. 
Id. 


Id. 
Id. 


Id. 
Id. 
Id. 
Id. 
Id. 


Id. 


Id. 


(6), Sopra alcuni decapodi terrestri e d’acqua dolce dell'America me- 
ridionale. Ann. Mus. civ. stor. nat. Genova, [2], XIX, 1898. 

(7), Intorno ad alcuni crostacei decapodi del Brasile. Boll. Mus. Zool. 
Anat. comp. Univ. Torino, XIV, n. 355, 1899. 

(8), Osservazioni sul Trichodactylus quinquedentatus Ralthb. Boll. 
Mus. Zool. Anat. comp. Univ. Torino, XIV, n. 265, 1899. 

(9), Contribuzioni alla conoscenza della fauna. carcinologica della 
Papuasia, delle Molucche e dell’Australia. Ann. Mus. civ. Stor. Nat. 
Genova, [2], XX, 1899. 

(10), Decapodi e Stomatopodi Indo-Malesi. Ann. Mus. civ. ‘stori Nat. 
Genova, [2], XX, 1900. 

(11), Note intorno ad una collezione di Crostacei di Sarawak (Borneo). 
Boll. Mus. Zool. Anat. comp. Univ. Torino; XVI, n. 397, 1901. 

(12) Decapodi raccolti dal Dr. Filippo Silvestri nell’America meri- 
dionale. Boll. Mus. Zool. Anat. comp. Univ. Torino, XVI, n. 402, 1901. 
(13), Viaggio del Dott. Enrico Festa nella Repubblica dell'Ecuador e 
regioni vicine, XXIII, Decapodi e Stomatopodi. Boll. Mus. Zool. 
Anat. comp. Univ. Torino, XVI, n. 415, 1901. 

(14), Descrizione di una nuova specie di Parathelphusa delle isole 
Mentawei.. Boll. Mus. Zool. Anat. comp. Univ. Torino, XVIII, 
n. 444, 1906. i 

(15), Contributo alla fauna carcinologica di Borneo. Boll. Mus. Zool. 
Anat. comp. Univ. Torino, XVIII, n. 447, 1903. 

(16), Crostacei di Pondichéry, Maché, Bombay, etc. Boll. Mus. Zool. 
Anat. comp. Univ. Torino, XVIII, n. 452, 1908. i 

(17), Grostacei di Singapore. Boll. Mus. Zool. Anat. comp. Univ. To- 
rino, XVIII, n. 455. 1903. 

(18), Descrizione di un nuovo Potamonide del Madagascar. Boll. Mus. 
Zool. Anat. comp. Univ. Torino, XX, n. 507, 1905. 

(19), Una nuova Telfusa di Madagascar. Boll. Mus. Zool. Anat. comp. 
Univ. Torino, XXI, n. 532, 1906. 


(20), Spedizione al Ruwenzori di S. A. R. Amedeo di Savoia: Duca 


degli Abruzzi, IX, Grostacei. (Nota preventiva). Boll. Mus. Zool. Anat. 
comp. Univ. Torino, XXI, n. 544, 1906. Th, 

(21), Crostacei. Il Ruwenzori, Relazioni scientifiche, I. Milano, 1909; 
[É riportata integralmente la nota preventiva del 1906]. 


PARISI A. (1), Escursioni zoologiche del Dr. Enrico Festa nell’Isola di 


Id. 


Id. 


Rodi, VII, Decapodi. Boll. Mus. Zool. Anat. com. Univ. Torino, XXVII, 
677, 1913. 


(2), I decapodi giapponesi del Museo di Milano, IV, Cyclometopa. AI i 


Soc. it. Sc. nat., Milano, IV, 1916. 
(3), Il palpo mandibolare nei Potamonidi Giapponesi, Atti Soc, ital. 
Sc. nat., Milano, LV, 1916, 


x 


; mi (Pra 


PraARSE A. S., An Account of the Crustacea collected by the Walker 
Expedition. to Santa Marta, Colombia. Proc. U. S. Nat. Mus., 
XLIX, 1916. 

RatABUN M. (1), Les Crabes d’eau dot Palinioniane) Nouv. Arch. Mus. 
Hist. nat. Paris [4]: (a) VI, 1904; (6) VII, 1905; (c) VIII, 1906. 

ld. (2), New Fresh-water Crabs (Pseudothelphusa) from Colombia. Proc. 
Biol. Soc. Washington, XXVIl; 1915. 

StimPson W., Report on the Crustacea (Brachyura and Anomura) col- 
lected by the North Pacific Exploring sd 1853-1856. Smithson. 
Miscell. Coll., XLl; 1907. 

TarGionI-TozzetTI A., Zoologia del viaggio intorno al globo della R. Pi- 
rocorvetta « Muoni » durante gli anni 1865 1868. Crostacei Brachiuri 
e Anomuri. Pubbl. R. Ist. Studi sup., Firenze, 1877. 


Per la completa bibliografia cfr. Rathbun. 


Pubblicato il 3— Agosto 1920. 


Prof. Tommaso SALVADORI - Direttore responsabile 


Tip. G. Capella « Ciriè 


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BOLLETTIN O 


Musei di Zoologia ed i comparata 


della R. Università di Torino 


Numero 735 — Volume XXXV 


Dott. E. FESTA 


IL NYGTINOMUS TAEMIOTIS (RAF.) IN PIEMONTE 


Il « Molosso del Cestoni » è specie rara in Italia e specialmente in 
Piemonte. Di questa regione ne era stato finora menzionato un solo 
esemplare femmina, preso in Torino nel 1905, che venne descritto dal 
Prof. Senatore Camerano (1). 

‘In questi ultimi due anni io ebbi due esemplari di questa specie : 
l’uno, femmina, catturato in Piazza Castello in Torino il 14 giugno 1919, 
che io vidi già imbalsamato presso il preparatore-naturalista Sig. Caselle, 
e potei acquistare per la mia collezione ; l’altro, pure femmina, trovato 
nascosto fra le stecche di una persiana alla mia ‘villa di Moncalieri 


il 8 aprile 1920, 


Il Camerano nel suo citato lavoro raccomandava di tener diligente. 
conto della colorazione, che presentassero gli individui della specie in 
discorso che venissero catturati in Piemonte. Per seguire il consiglio 
del mio compianto ed illustre Maestro, credo utile ‘ricordare qui la cat- 
tura dei detti esemplari e notarne il colorito del pelame. 

Il mio esemplare di Torino ha le parti superiori del cofpo di color 
grigio-cupo [mouse gray del Ridgway (2) ] senza traccia di tinta bruna. 


(1) Contributo alla conoscenza del Nyctinomus taeniotis (Raf) in IHalia, Bollet- , 
tino dei Musei di Zoologia ed Anatomia comparata, Torino, vol. XX, N..515. 
(2) R. Ridgway, A momenclature of colours for naturalists, pl. II N. 12, 
: i » 


oi EDI 
IIARS  T is 


Ct 


Le parti inferiori del corpo sono di color grigio un po’ più chiaro, che 
p p Z po. p 


si avvicina al drab-gray del Ridgway. La membrana alare è di color 


bruno-nerastro. 


L’esemplare di Moncalieri ha le parti superiori del corpo di color 


cenerino scuro volgente al bruno, con la tinta bruna appariscente spe- 


. cialmente sui fianchi; le parti inferiori di color cenerino un po’ più 


chiaro. 
L’esemplare descritto dal Camerano era di color nero cen parte 


dorsale, con una lavatura di brunastro sulle spalle, e di color nero- -gri- 


giastro nella parte ventrale. 


I tre esemplari conosciuti del Piemonte, tutti e. tre femmine, pre- 
sentano quindi tutti una colorazione differente: il che dimostra quanto 


essa sia varia in questa specie. 


Credo utile riferire le misure dei miei esemplari e quelle dell’esem- | 


plare descritto dal Camerano : 


(misure in millimetri) 
| 


Testa e corpo 82 SA 82 


. Orecchio (dall’intaccatura dell’ anda al- 
l’apice) 26. PAS IONI 2 
Antitrago (altezza dall'angolo esterno) _ LR 
Antitrago (lunghezza alla base) — 8 ME 
Trago (dalla base del lato interno all’apice). . — 4 at! 
Avambraccio 57 6140 g 
Pollice VA De 9 8,25 
- III dito : metacarpo 56 58 59 
» » IS falange 22 PIRRO 
» » 2 falange 19. 21 iii 
» » porzione cartilaginea AT —_ II 8,5 
IV dito: metacarpo 53 56,5 56,5 
|» » 12 falange. 16 17 18,50 
» » 2 falange _ 10,5 QU 
» > porzione cartilaginea — 6 5,25 
V dito: metacarpo 3I cnc 1 
» » 18 falange EE 16 vi 
» » — 28 falange re 6 BA 
» » porzione cartilaginea — 3 3,5, 
Tibia ‘—. 18,5 19 
Piede i (7 IO 10,5 
Coda, lunghezza totale | if 5I 48 


» porzione libera pere 26 20 


— Femmina Femmina = lemmina |. 
Torino, 1919 Moncalieri, 1920 Torino, 1905. 


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Cranio Mncaneri 

Lunghezza basale (dal condilo occipitale) 23 
Diametro massimo zigomatico 1 14,5 
Larghezza minima dello spazio interorbitale 4,5 
Diametro massimo della scatola cranica 12 

. Altezza massima della scatola cranica (i 7 
Lunghezza della mandibola n 17 
Lunghezza della linea dentale superiore Th 9 
» » » » inferiore IO 


Pubblicato il 15 Novembre 1920. 


Prof. Tommaso SALVADORI - Direttore responsabile 


Tip. G. Capella - Ciriò 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia di Wiafomia comparata 


della R. Università di Torino 


Numero -736 — Volume XXXV 


ALFREDO BORELLI 


Di alcuni Dermatteri raccolti in Malesia 
dal prof, G. F. Baker 


Acrania Bakeri, nov. sp. 


Capo nero-bruno nella regione frontale colla metà anteriore del clipeo 
ed i palpi boccali giallo-bruni, regione occipitale giallo-bruna; fornito 

di peli bruni. Antenne di 27 articoli, i primi dieci neto-bruni i. 
testaceo-rossicci coll’ apice oscuro. 

Pronoto subrettangolare, largo quanto on margine anteriore de- 
bolmente convesso, margini laterali, margine e angoli posteriori insen- 
sibilmente arrotondati : prozona tumida di colore giallo cuoio screziato 

«'‘.. di bruno, metazona e latî depressi di colore giallo con alcuni. peli 
nero-bruni. 
. Scutello giallo chiaro. 

Elitri di lunghezza uguale a due volte quella del pronoto, la loro 
larghezza poco superiore a quella del pronoto che oltrepassano appena 
coi loro angoli umerali, margini posteriori arrotondati; di colore giallo 
cuoio offuscato di bruno lateralmente, nella parte iii forniti di 
numerosi peli nero bruni. 

Ali poco sporgenti di colore giallo paglia. 

Zampe giallo cuoio fornite di lunghi peli bruni. 

Segmenti dell’addome neri coperti di una peluria giallo chiara e 
forniti ai lati di numerosi peli bruni, allargantisi gradatamente dal primo 
al penultimo. Ultimo segmento grande, subrettangolare, convesso, pu- 
bescente con una impressione mediana triangolare liscia e lucente, vi- 
cino al margine posteriore il quale è sporgente, sinuoso ai lati, e tronco 
fra le branche della pinzetta. i 


petto) 


Segmenti inferiori neri, pubescenti; penultimo segmento grande, 


triangolo-arrotondato col margine posteriore diviso in due lobi arroton- |. 
dati da una incisione triangolare di cui l’apice si confonde con un "i 
profondo solco che occupa i due terzi posteriori del segmento, pubescente Mr 


con due ciuffi di peli gialli sui lobi posteriori. 

Branche della pinzetta simmetriche, poco più lunghe dell’ultimo 
segmento dorsale, diritte e contigue ; allargate alla base assottigliantisi. |. 
gradatamente sino alle punte debolmente ricurve, incrociate e rivolte 
all'insù. Superiormente infossate alla base poi triquetre quasi sino alle 


punte; di colore nero lucente fornite di una pubescenza giallo chiara. Ù 
Lunghezza totale del corpo: 23,5 millimetri I sg 

» della pinzetta : 3,5 Je (TAR 

I da Illigan, Mindanao (isole Filippine). o” DEI 
Specie affine all’Acrania horsfieldi Kirby, dalla quale differisce per | |’ 

il colore del pronoto e deglielitri e principalmente per la forma del °° 


A 


penultimo segmento ventrale, il quale nell’A. horsfieldi è stretto col. 
margine posteriore arrotondato e integro. È 
Gen. Parapsalis, nov. gen. | 
Capo convesso col margine posteriore tronco, più lungo che largo. — 
Antenne di 18 articoli: il primo claviforme, robusto; il terzo cilin-. gn 
drico, sottile, di lunghezza poco inferiore a quella. del primo ; quarto, 
quinto e sesto conici, più spessi del terzo e di lunghezza poco inferiore. 
alla metà del primo ; i seguenti subcilindrici allungantisi ed assottiglian- 
tisi gradatamente sino al decimo la di cui lunghezza è pressochè uguale. — 
a quella del primo, gli ultimi di lunghezza uguale fra loro. ; SG 
Pronoto ‘più lungo che largo, di forma trapezoidale col margine 
posteriore tronco il quale non oltrepassa la base degli. elitri. RR 
Scutello ‘ben distinto, triangolare. Mer” o 
Elitri di lunghezza poco inferiore al doppio della somma della loro 
larghezza, largamente inarcati alla base internamente ; margini esterni. VinAe 
leggermente convessi, non carenati, margini posteriori arrotondati e sen- 
sibilmente sporgenti. ; ) 
Prosterno rettangolare, circa due volte più lungo che Targo, col. Va 
margine anteriore convesso, ottusamente Mangone, od il bero; NIi ta 
steriore leggermente arrotondato. “QUO 
Mesosterno grande, restringentesi nella metà tate e E. NE ; di 
in un lobo arrotondato che oltrepassa sensibilmente le anche mediane. 
Metasterno allargato nei due terzi anteriori, più stretto nel terzo. © 
posteriore e prolungato in un lobo strotonnisto ‘oltre le anche. ROSIE d: vi 
riori. 5 IA 
Femori robusti, di un terzo più Infibt delle tibie; prc articolo pi 
dei tarsi più spesso del terzo e un poco più corto. pre 


ia 


Addome debòlmente depresso ; segmenti a lati quasi paralleli, non 
carenati, l’ottavo e il nono prolungati posteriormente in punta. Pieghe 
SMESTE mancanti nel terzo e nel quarto segmento. Ultimo segmento . 
dorsale trasverso, pressochè quadrato nei due sessi. 

Penultimo segmento ventrale : nel maschio, grande, pressochè qua- 
drato col: margine e gli angoli posteriori insensibilmente arrotondati ; 
nella femmina corto, . ottusamente triangolare. 

Pigidio non distinto. 

Branche della pinzetta, in ambo i sessi, sub- 

‘contigue alla base, robuste, triquetre, diritte e 
te quasi paralleli per i tre primi quarti della loro 
| lunghezza, poi assottigliantisi ed inarcantisi legger- 
mente sino alle punte ottuse e debolmente ricurve 

. che non s'incontrano. i di 
Armatura genitale: metaparameri di lunghezza 


| poco superiore alla metà dei proparameri, dilatati X— / | 
e subovali nel terzo basale, poi lamini formi as- N( [ii 
sottigliantisi fortemente sino agli apici arrotondati. Gay. I | 
Pene doppio ; virga chitinizzata, lunghissima, rav- ln 
volta in numerosi giri di spira, canale ejaculatore Ge 


privo di vescicola alla base e contenuto in un 
gt sacco prepuziale coperto di piccoli dentini CEE 
ci nosi (fig. 1). 

Genere che per la forma dei segmenti dello ‘sterno. appartiene al 
«gruppo dei Titanolabidi, esso è è però, ben distinto per la forma carat- 
|» teristica dei metaparameri e la lunghezza eccezionale della Virge: rav- 
| volta in numerosi giri di spira. 


Fig. 1 - Parapsalis laevis 
Armatura genitale 


Vi, 


Parapsalis laevis, nov. sp. 


Capo poco più lungo che largo, debolmente convesso, cogli angoli 
posteriori sensibilmente arrotondati ed il margine posteriore tronco, su- 
ture non distinte ; liscio e lucente, di colore nero pece colle parti boc- 
cali giallo-brune. Antenne di 18 articoli, il primo nero pece i seguenti 
bruni o nero-bruni. 

._ Pronoto trapezoidale, di larghezza poco inferiore a quella del capo 

anteriormente, di larghezza uguale posteriormente ; angoli posteriori leg- 

| germente arrotondati, margine posteriore tronco. Superficie superiore 

convessa a mo’ di cuore di cui la punta è rivolta all’indietro, se- 
gnata da un breve solco ‘mediano longitudinale; margini laterali de- 

} pressi. Di colore nero-pece, liscio e lucente, margini laterali testaceo 

oscuri. 

Scutello triangolare di color nero pece. 


Elitri di colore bruno, di lunghezza uguale a due volte quella del pro- 


ali 


noto, angoli umerali largamente arrotondati, appena sporgenti oltre i 
margini del pronoto, margini posteriori arrotondati e fortemente convessi. 

Ali mancanti. 

Zampe testacee, femori e tibie del primo e secondo paio oscurate 
di bruno nel maschio. 

Segmenti dell’addome di colore castagno, opachi con alcuni peli 
‘ gialli ai lati; ultimo segmento testaceo col margine posteriore nero nel 


maschio, testaceo rossiccio nella femmina, leggermente punteggiato e 
alquanto rugoso lungo il margine posteriore. Debolmente depressi, al-. | 


largantisi insensibilmente dal primo al settimo. Ultimo. sesmento pres- 
sochè quadrato in ambo i sessi, più grande nella femmina che nel 
maschio, segnato per tutta la sua lunghezza da un solco mediano, ben 
marcato nel maschio appena distinto nella femmina ; margine posteriore 
tronco, debolmente ingrossato. 


sun inferiori testacei. Penultimo segmento grande, rettangolare, 
appena più largo che lungo e fornito di una leggera carena mediana - 


longitudinale nella metà posteriore nel maschio; corto e ottusamente 
triangolare nella femmina. 


Pigidio non ‘distinto. Mei 


Branche della pinzetta simili. in ambo i sessi, di colore castagind 


oscuro coll’apice rossiccio : subcontigue e alquanto robuste alla base; 


diritte, parallele e debolmente triquetre per più di metà della loro lun- — 


ghezza, poi cilindriche leggermente inarcate verso l’esterno; assotti- 


gus sino alle punte ricurve che non s’incontrano, la branca destra 


un po’ più corta della sinistra ; margine interno leggermente dERscare 
nella metà basale poi liscio. 


Lunghezza totale del corpo : g° 6,5, 9 8 millimetri 


St Sadella: pinzetta io 20183 millimetri 
I dei 2 da Sandakan (Borneo). 


Chaetospania minuta, nov. sp. 


d': Capo debolmente convesso, cordiforme, leggermente concavo 
lungo il margine posteriore, suture non distinte ‘ad eccezione della. 


medio posteriore segnata da un leggero solco ; zigrinato e pubescente 


di colore nero, clipeo giallo, labbro superiore e palpi boccali bruno ros- 
sicci. Antenne di Io articoli: il primo nero-bruno, i seguenti bibi 1 


rossicci, gli ultimi giallo pallidi. Ù 


Pronoto subrettangolare, di larghezza poco iero a quella del capo 
e inferiore di un terzo alla proprîa lunghezza ; margine anteriore sensi- | 


bilmente sporgente, lati paralleli, margine ed angoli posteriori insensi- 


bilmente arrotondati. Pianeggiante, fornito nella metà anteriore di un. 
leggero solco mediano longitudinale e di due ripiegature laterali. cerci- | 


niformi ; di colore nero. 


i 


N 


t- 
Se 
‘Si 
e 
L 

è 
prat 
dt 


ava 


Elitri di lunghezza poco inferiore a due volte quella del pronoto, 
diritti cogli angoli umerali debolmente arrotondati e poco sporgenti ed 
i margini posteriori troncati obliquamente verso l’interno ; di colore nero 
finamente e fittamente punteggiati. 

Ali di lunghezza uguale a metà di sera degli elitri, nere, finamente 
e fittamente punteggiate. 

Zampe testacee coi femori neri nella metà basale. 

Segmenti dell'addome a lati pressochè paralleli, depressi, di colore 
bruno-rossiccio; punteggiati e forniti lateralmente di peli bruni. Ultimo 
segmento lucente, sparsamente punteggiato ; rettangolare due volte più 
largo che lungo, fornito di un leggero solco mediano longitudinale e di 
due prominenze posteriori in corrispondenza delle branche della  pin- 
zetta. 

Penultimo segmento ventrale rossiccio, o punteggiato, ret- 
tangolare, due.volte più largo che lungo cogli angoli posteriori debol- 
mente arrotondati. i 

Pigidio sporgente, debolmente convesso, rettangolare col margine 
posteriore sporgente a guisa di ittanenlo: Hanchecalata da due. piccole 
punte triangolari. 

Branche della pinzetta nero-brune colle punte rossiccie, fornite di 
numerosi peli giallo-bruni. Distanti fra loro alla base, allargate diritte e 
fortemente carenate superiormente per un terzo circa della loro lunghezza 
poi sottili, inarcate verso l’esterno e fortemente concave lungo il mar- 
gine interno per un breve tratto dopo il quale esse sono depresse col 
margine interno sporgente a mo’ di lamina arrotondata, e piegate l’uno 


- verso l’altra sino alle punte ricurve ed incrociate ; margine interno for- 
 nito dopo il primo terzo della loro lunghezza di una grossa spina trian- 


. gplare diretta obliquamente verso l’apice. 

2 : Pigidio sporgente, rettangolare col margine posteriore debolmente 
concavo. 

Branche della pinzetta rossiccie, quasi contigue ; diritte e parallele 
sino alle punte ricurve che s’incontrano : superiormente carenate inter- 
namente, inferiormente margine interno leggermente sporgente. 

Lunghezza totale del corpo: d* 7,25: £ 6 millimetri 
i, della pinzetta: g' 1,75: ? 1,2 millimetri. 

2%, I 9 da Sandakan (Borneo). 

Specie vicina alla Chaetospania stiletta Burr dalla quale differisce 
per la forma del pigidio che ricorda quello della Chaetospania nigriceps 
kirby, mentre nella Ch. stiletta il pigidio è lungo e stretto, prolungato 
in una spina sottile ed acuta. 


SaR ro 


Auchenomus angusticollis, Dubr. 


Dubrony, Ann. Mus. Stor. Nat. Genova, Vol. 14, p. 359 (1879). 

JS': Capo nero, palpi boccali nero-bruni, liscio e lucente. Pentago- di 
nale, debolmente convesso con suture indistinte, margine posteriore î 
fortemente concavo. Antenne di 14 articoli‘: 1° articolo nero, lungo, cla- so 
viforme; 2° nero, brevissimo ; dal 30 al 6° gialli; dal 7° al 10° nero TDI 
bruni; 11° e 12° bianchicci ; gli ultimi nero-bruni: sottili e cilindrici. È 
allungantisi gradatamente dal 3° al 7°, la di cui lunghezza è uguale a n, 
quella del 1°,.i seguenti di lunghezza uguale fra loro. at et 

Pronoto nero-bruno col terzo posteriore testaceo, di lunghezza quasi 


uguale al doppio della propria larghezza ; rettangolare col margine e gli 
angoli posteriori fortemente arrotondati, restringentesi fortemente nel 
terzo anteriore a. guisa di triangolo di cui gli angoli basali sono al-.———» 
quanto sporgenti ; superficie superiore liscia e lucente, pianeggiante con 
due ripiegature cerciniformi, laterali, dietro gli angoli anteriori e. una die 
depressione trasversale Ma terzo posteriore ; margini laterali fortemente. | 
riflessi. Vi: SI 
Elitri bruno-grigiastri cogli angoli umerali testacei, opache, di lun- . Li; 
ghezza poco inferiore al doppio di quella del pronoto che oltrepassano e 
sensibilmente cogli angoli umerali fortemente arrotondati, margini late- i 
rali paralleli, margini posteriori obliqui dall’ esterno all’ interno. ì pei 

Ali bruno nerastre, opache, di lunghezza poco inferiore alla metà -di 205 
quella degli elitri, arrotondate Ra ito: 

! Zampe giallo- i e 

Addome testaceo-rossiccio oscurato di bruno, lucente e leggermente. È 
punteggiato. Segmenti depressi allargantisi sensibilmente dal primo, la. "pa 
di cui larghezza è uguale a quella del pronoto, all’ultimo di larghezza |. 
doppia del primo. Pieghe tubercolari poco distinte nel terzo segmento, || 
marcate nel quarto. Ultimo segmento giallo-testaceo col margine poste- tut 
riore orlato di nero, lucente e leggermente punteggiato; quadrangolare N 
allargantesi insensibilmente dall’avanti all’indietro, debolmente CONVEsso: si 


margine posteriore sinuoso, infossato nel mezzo con due leggere ingatcatal: 
vature laterali, corrispondentî alle branche della pinzetta. iN on) 1 
Segmenti inferiori giallo-testacei, punteggiati e forniti di alcuni i SAR 
gialli. Penultimo segmento grande, leggermente trapezoidale cogli an- i: 
goli pesteriori arrotondati ed il margine posteriore leggermente convesso 
e debolmente intaccato nel mezzo ; Persio fornito di una leggera. ue 
ripiegatura mediana longitudinale. i Tia 
Pigidio nero, rettangolare, poco sporgente.. Mid epr 
Branche della pinzetta separate dal pigidio; diritte, robuste e alquiinto | cr n 
dilatate alla base per un terzo della loro lunghezza poi fornite interna- °° 


mente di un grosso tubercolo conico, quasi cilindriche assottigliantisi | 
ed inarcantisi leggermente sino alle punte ricurve che non s’incontrano ; 


— 7} — 


margine interno finamente denticolato. Di colore testaceo col margine 


interno ed il terzo apicale bruno, fornite di numerosi peli testacei. 


Lunghezza totale del corpo: II millimetri 
» della pinzetta : 2 millimetri. 
I 3 da Sandakan (Borneo). 
Specie descritta e figurata da Dubrony sopra un esemplare Q prove- 
niente da Sarawak e di cui il 7 non era ancora stato descritto. 


Auchenomus setulosus (Burr). 


Spiratta setuiosa, Burr, Ann. Mag. Nat. Hist. (7), Vol. 6, p. 92 
(1900). — Auchenomus fulvus, Borelli, Boll. Mus. Zool. Torino, 
vol. XXX, N. 705, p. 5 (1915). 

I g° da Singapore. 

Questa’ specie è stata messa da Malcolen Burr (1) in sinonimia 


 dell’Auchenomus javanus, Borm. Le due specie sono però ben distinte ‘ 
per la forma delle branche della pinzetta le quali nell’A. javanus sono: 
.robuste, divergenti e sensibilmente inarcate dalla. base alle punte non 


contigue col margine interno fornito alla base di un grosso dente bifido 
seguito da alcuni denti piccolissimi e distanti fra loro, mentre nell’A. 
setulosus esse sono : sottili e debolmente inarcate dalla base alle punte 
che s'incontrano, dilatate internamente alla base per un breve tratto a , 
guisa di lamina rettangolare col margine integro, poi leggermente denti- - 
colate e fornite, a poca distanza degli apici, di una grossa spina trian- 
golare di cui la punta è rivolta all’indietro. Nell’ A. setulosus gli articoli 
delle antenne sono inoltre tutti di colore bruno mentre nell’A. governa 


il primo articolo è testaceo ed i seguenti nero-bruni. 


L’esemplare rinvenuto a Singapore confrontato con un esemplare 


‘ raccolto dallo stesso prof. Baker nelle isole Filippine, da me distinto 


- 


dall’ A. javanus e che descrissi col nome A. fulvus, non ne differisce 
in modo apprezzabile ; in conseguenza l’A. fulvus Borelli deve essere 
messo in sinonimia dell’A. setulosus Burr. | : i 


Auchneomus robustus, nov. sp. 


Capo di colore bruno-rossiccio, clipeo testaceo, labbro superiore e 
paipi boccali bruno-testacei.. Pentagonale; poco più lungo che largo 
colla maggior larghezza dietro gli occhi, depresso con suture indistinte 
ad eccezione della medio-posteriore segnata da un leggero solco ; mar- 
gine posteriore fortemente concavo. Antenne di 15 articoli: 1° e 2° 
bruno nerastri, dal 3 al 6° testacei, dal 7: al 11° nero bruni, dall’II:. 


(1) Malcolen Burr in: Wytsman « Genera Insectorum » Dermaptera, fasc. o, 
D. 59 (I9II). di 


LIRA 


al 13° bianchicci, gli ultimi nero bruni; il 1° claviforme di lunghezza ». 
uguale alla somma del 3° e. del 4°, 2° cilindrico molto corto, 3° cilin- 


drico, 4' cilindrico-conico poco più corto del 3°, i seguenti cilindro-co- 
nici allungantisi gradatamente sino all’8° la di cui lunghezza è poco 
inferiore a quella del 1°, gli ultimi molti sottili, Riioga: di lunghezza 
pressochè uguale fra oa 


Pronoto giallo-testaceo, di lunghezza uguale a una volta e un UAN 


quella del capo e superiore di un terzo alla propria larghezza ; rettan- 


golare col margine e gli angoli posteriori fortemente arrotondati, restrin- 
gentesi sensibilmente nel quarto anteriore a guisa di triangolo di cui gli 
angoli basali sono alquanto sporgenti. Superficie superiore liscia e lu- 
cente, pianeggiante con due ripiegature cerciniformi, laterali, dietro gli 
angoli anteriori e una depressione trasversale nel terzo posteriore. 

Elitri testacei nella metà anteriore, bruno rossicci nella metà poste- 


riore, leggermente  rugosi e punteggiati, di lunghezza inferiore al doppio | 
di quella del pronoto che oltrepassano sensibiimente cogli angoli umerali. 
fortemente arrotondati, margini interni arrotondati alla base e alquanto 
distanti fra loro in modo da lasciare visibile un piccolo scutello, margini 


posteriori obliqui dall’esterno all’interno. 


. Ali nero-brune di lunghezza poco inferiore alla metà di quella degli 


litri, rugose, arrotondate posteriormente. | <il 


Zampe testacee : femori robusti, primo articolo dei tarsi più sottile 
del terzo, di lunghezza pressochè uguale alla somma del secondo e del: 
A ILCIZO, ; 

Addome debolmente depresso, Fave gli ultimi scono oscuri. | 
Segmenti allargantisi debolmente e gradatamente dal primo al settimo, 
lucenti, finamente punteggiati, forniti lateralmente di pochi peli bruni. 
e di alcuni granuli lungo il margine posteriore. Pieghe tubercolari del 


terzo e del quarto segmento poco distinte. Ultimo segmento nero-bruno, 


leggermente punteggiato, pressochè quadrato, debolmente convesso, È 


fornito lungo il margine posteriore di una depressione mediana limitata 


anteriormente da alcuni granuli, e di due depressioni laterali più piccole, . 


limitate anteriormente da una ripiegatura trasversale, cerciniforme, 
granulosa, e lateralmente da una Fi DICCAREA ODUGUA: liscia. 
Segmenti dello sterno testacei. 


Segmenti inferiori dell'addome ferruginei : penultimo segmento, neto 


col margine posteriore) testaceo, fortemente punteggiato, grande, pres- 
sochè quadrato, più lungo che largo cogli angoli posteriori arrotondati 


ed il margine posteriore largamente arrotonidato e debolmente intaccato i 


nel mezzo. 


Pigidio nerastro, poco sporgente, trapezoidale, più stretto postali 


mente, col margine posteriore fiancheggiato da due piccole punte. 


Bianche della pinzetta nerastre, punteggiate lateralmente e fornite 


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di corti peli bruni. Separate dal pigidio, corte, triquetro-arrotondate ; 
robuste e quasi diritte, assottigliantisi ed incurvantisi dal terzo poste- 
riore sino alle punte ricurve ad uncino che non s’incontrano ; irregolar- © 
mente denticolate lungo il margine inferiore interno. 
Lunghezza totale del corpo 12,5 millimetri 
» della pinzerta : 2 millimetri. 

I g° da Sandakan (Borneo). 

Specie che si distingue dalle altre del genere Auchenomus per la 
minore lunghezza degli articoli delle antenne, la minore depressione dei 
segmenti dell’addome e la maggiore robustezza della pinzetta. 


Torino, 3 Novembre 1920. ; 


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5 i Pubblicato il 15 Febbraio 1921. 


Prof. Tommasò SALVADORI - Direttore responsabile 


Tip. G. Capella - Ciriè ESRI 


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